28 agosto 2025
Aggiornato 03:30
Allarme diossina

«Prevenzione e controlli nazionali sono garanzia di sicurezza»

Confagricoltura ancora una volta rassicura circa l’assoluta salubrità delle carni italiane attualmente in commercio

Nell’apprendere – come dichiarato ieri dal sottosegretario alla Salute Francesca Martini – che tutte le partite di carne suina irlandese importate in Italia dopo il 1° settembre, data dell’allarme diossina, sono state sequestrate (ne sono state bloccate anche 10 tonnellate nel Torinese), Confagricoltura ancora una volta rassicura circa l’assoluta salubrità delle carni italiane attualmente in commercio.

Il sistema di prevenzione nazionale, attivato non appena è stata diramata l’allerta europea, ha difatti consentito di procedere all’identificazione e al ritiro di tutte le partite di carne suina irlandese entrate in Italia. A questo riguardo, occorre ricordare che l’Italia è l’unico Paese in Europa a pretendere l’obbligo per gli importatori di segnalare agli uffici territoriali dei Servizi veterinari i prodotti in entrata, in modo da poterli sottoporre con tempestività alle necessarie verifiche e analisi. «La sola preoccupazione che abbiamo a questo punto – commenta Ezio Veggia, presidente di Confagricoltura Piemonte – è che qualcuno possa cercare di creare allarmismi che, ancor più allo stato dei fatti, risulterebbero non solo ingiustificati ma irresponsabili».

Confagricoltura rimarca come l’assenza di rischi sia frutto della professionalità dei produttori italiani, accertata anche dai rigidissimi controlli cui sono regolarmente assoggettati gli allevamenti, nonché dalle puntuali attività di verifica effettuate dai Servizi veterinari sulle carni e sugli animali di importazione. Infine, Confagricoltura ricorda che per la carne bovina l’etichettatura obbligatoria del prodotto consente ai consumatori di avere precise indicazioni sulla sua provenienza e ribadisce la necessità che tale pratica venga resa quanto prima obbligatoria anche per le carni suine, con particolare riferimento ai prodotti che non possono fregiarsi del riconoscimento e della tutela della denominazione di origine protetta.