26 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Detrazioni fiscali efficienza energetica

I 10 motivi di Confartigianato per ripristinare il «bonus energia»

«Si tratta - sottolinea Guerrini - di uno dei pochi provvedimenti a carattere strutturale che vanno mantenuti soprattutto in questa fase di crisi»

Gli incentivi fiscali per gli interventi di ristrutturazione del patrimonio edilizio hanno prodotto effetti positivi per le imprese, per l'occupazione, hanno ridotto l'abusivismo e l'inquinamento, ma un decreto del Governo li ha aboliti. II Presidente di Confartigianato Giorgio Guerrini ritiene vi siano 10 ottime ragioni per ripristinare la norma che prevede agevolazioni del 55% per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. «Si tratta - sottolinea Guerrini - di uno dei pochi provvedimenti a carattere strutturale che vanno mantenuti soprattutto in questa fase di crisi».

Ecco i 10 motivi:

1) Gli incentivi hanno generato, in 2 anni, oltre 240.000 domande che hanno prodotto un volume di 3,4 miliardi di investimenti in ristrutturazioni ed isolamento di edifici, in installazione di pannelli solari, di caldaie a condensazione e di impianti a maggiore efficienza.
2) Il settore del «sistema casa» coinvolto dalle politiche per l'efficienza energetica comprende 609.972 imprese, di cui 98,4% con meno di 20 addetti, che occupano 1.963.869 addetti, e che realizzano un valore aggiunto di 66,9 Miliardi di euro.
3) Nel decennio 1998-2007, in cui era vigente l'incentivo del 36% per le ristrutturazioni degli immobili, l'occupazione nel comparto costruzioni (edilizia e installazioni impianti) è cresciuta di 492.000 unità, con un incremento del 29,5%, a fronte di una crescita del 12,9% negli altri settori dell'economia (agricoltura, manifatturiero e servizi).
4) La mancata conferma dell'incentivazione del 55% impedirebbe 92.700 interventi di riqualificazione, con il rischio di provocare la perdita del posto di lavoro per 11.067 addetti del comparto.
5) Tra il 1998 e il 2007 sono state effettuate 3.226.307 richieste di agevolazione per le ristrutturazioni in edilizia, L'utilizzo degli incentivi fiscali per le ristrutturazioni ha visto nel primo periodo di applicazione 1998-2002 un trend di costante crescita, cui è seguita una flessione nel 2003 recuperata nel 2006. Le ristrutturazioni in edilizia hanno raggiunto le 402.811 unità nel 2007, anno del boom di richieste di agevolazioni dopo 10 anni dall'introduzione.
6) Il meccanismo del contrasto di interessi connesso agli incentivi fiscali per le ristrutturazioni frena il fenomeno dell'abusivismo nel settore costruzioni dove gli operatori irregolari che fanno concorrenza sleale agli imprenditori sono 283.700.
7) Il 12,2% delle emissioni in atmosfera, pari a 62 milioni di tonnellate di CO2, provengono dal riscaldamento delle abitazioni. Tra il 1995 e il 2005 le emissioni da riscaldamento delle abitazioni sono cresciute del 15,8%, ad un tasso superiore a quello delle emissioni globali, salite dell'11,7% nello stesso periodo.
8) Gli incentivi servono a risollevare le sorti del settore costruzioni dove l'indice della produzione ha segnato, nel terzo trimestre del 2008, una diminuzione del 2,1% rispetto allo stesso periodo del 2007. Critica la situazione anche nei settori che ricomprendono la filiera interessata dagli incentivi: nei primi 10 mesi del 2008, rispetto allo stesso periodo del 2007, la produzione del settore del legno e prodotti in legno è scesa del 9%, quella della lavorazione di piastrelle, mattoni, vetro, ecc. del 6,1%, quella dei prodotti in metallo è scesa del 3,8% e quella della produzione di macchine e apparecchi meccanici segna - 0,7%.
9) Gli incentivi servono a recuperare terreno rispetto all'Europa sul fronte della spesa italiana per le politiche abitative. Gli investimenti delle aziende di servizio pubblico locali nell'edilizia residenziale pubblica sono crollati tra il 2003 e il 2007 del 21,1%, mentre negli altri settori i servizi pubblici locali hanno accresciuto gli investimenti del 55,5%. La mancata incentivazione della spesa privata di riqualificazione delle abitazioni si somma alla più bassa spesa pubblica per politiche abitative: nel 2006, l'Italia ha speso lo 0,7% del PIL contro l'1,9% della Francia, l'1,0% del Regno Unito, lo 0,9% della Germania. Il divario tra Italia ed Europa si è progressivamente allargato tra il 1996 e il 2006: in questo periodo la spesa pubblica per abitazioni e assetto del territorio in Italia è scesa di 0,3 punti di PIL, mentre in Europa è salita di 0,1 punti di PIL.
10) Gli incentivi possono sostenere la domanda interna delle imprese del 'sistema casa', un settore che sta 'soffrendo' molto anche a seguito dello scoppio delle bolle immobiliari negli USA e in Spagna. Nel periodo gennaio-agosto 2008 l'export italiano di prodotti in legno e di falegnameria per l'edilizia, piastrelle e rivestimenti, mattone e tegole, porte e finestre, radiatori e caldaie è crollato del 3,1%, a fronte di una tenuta dell'export complessivo italiano del 4,6%.