25 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Moria delle api

La FAI scrive al Presidente Berlusconi

Affinchè anche l’Italia adotti subito il modello francese

«Sul fenomeno della morìa delle api e sulle cause che lo determinano, in Italia si sta facendo ancora salotto e disinformazione. Nel frattempo, la situazione degli allevamenti è gravissima e lo stato d’animo degli Apicoltori è di totale esasperazione. Il già prezioso operato del ministro Luca Zaia ha bisogno di un ulteriore e autorevole supporto. E’ per questo che chiediamo l’intervento del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi».

E’ la dichiarazione fatta da Raffaele Cirone, presidente FAI, nel corso del convegno «La scomparsa delle api: analisi del problema; come intervenire», svoltosi a Camaiore (Lucca). Nel corso dei lavori, moderati da Aldo Forbice, il presidente Cirone ha reso noti i risultati del Rapporto al primo ministro François FILLON, omologo francese del nostro presidente del Consiglio, mediante il quale tre ministri del suo governo, dopo sei mesi di consultazioni allargate a tutti i soggetti del mondo apistico, istituzionale e della ricerca, hanno tratto conclusioni circa l’immediato piano d’azione da adottare al fine di salvare il patrimonio apistico d’Oltralpe.

I francesi hanno le idee chiare sul da farsi – sottolinea Cirone – e l’Italia ha il dovere di ispirarsi a questo modello d’azione i cui contenuti possono essere ampiamente e immediatamente ripresi anche dal Governo italiano. Ecco cosa suggerisce il Rapporto Fillon: 1) costituire un’unità di crisi per l’ape; 2) applicare la norma che obbliga gli Apicoltori alla denuncia degli alveari detenuti; 3) distinguere le esigenze degli apicoltori professionisti da quelle degli apicoltori di piccola dimensione aziendale; 4) coordinare ogni azione di ricerca, concentrando gli assi tematici sulle malattie delle api; 5) adottare buone pratiche apistiche e protocolli di interazione con il mondo agricolo; 6) istituire un sistema assicurativo per le perdite degli alveari o la loro distruzione in caso di malattia; 7) insediare allevamenti nazionali di api e api regine al fine di evitare la perdita degli ecotipi nazionali; 8) coordinare tutti gli Apicoltori e le loro Associazioni in una azione interprofessionale dove ognuno assuma precise responsabilità.

Non sembra difficile, ad avviso della FAI, che anche il nostro Paese possa travasare, pressoché interamente, i contenuti dell’esperienza francese. La condizione essenziale, resta tuttavia che su tali temi vi sia il pieno concorso politico e decisionale dei tre ministri competenti – Agricoltura, Salute, Ambiente – e la continua supervisione del presidente del Consiglio sul cui tavolo la FAI – Federazione Apicoltori Italiani ha ritenuto doveroso far giungere in visione la versione integrale del Rapporto francese sulla salvaguardia del patrimonio apistico nazionale.