19 aprile 2024
Aggiornato 06:00
La ricchezza del comparto olivicolo-oleario pugliese trova piena conferma nei numeri

Un patrimonio pugliese che vale 600 milioni di euro

Direttore della Coldiretti Puglia è intervenuto al convegno organizzato nell’ambito di Extra

«La ricchezza del comparto olivicolo-oleario pugliese trova piena conferma nei numeri. La PLV è pari al 20% della totale Produzione Lorda Vendibile del settore agricolo, per un valore di 600 milioni di euro, così come il comparto partecipa alla composizione del Prodotto Interno Lordo dell’intera ricchezza regionale per il 3%. Si tratta di un vero e proprio patrimonio che va salvaguardato anche attraverso precisi e mirati programmi e progetti di investimento». E’ quanto espresso dal Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio, intervenuto al convegno «Quanto vale il PIL dell’olio», nell’ambito di Extra, Settimana Internazionale dell’olio extravergine di oliva.

«Il valore inestimabile della produzione olivicolo-olearia va tutelato anche e soprattutto da frodi, sofisticazioni ed etichette volutamente poco trasparenti. Basti pensare all’aumento del 30 per cento delle importazioni di olio di oliva, mentre sugli scaffali dei supermercati – incalza De Concilio - è straniero l'olio di oliva contenuto in una bottiglia su due, ma i consumatori non hanno la possibilità di verificarlo, perché sulle etichette non è ancora obbligatorio indicare l'origine delle olive. Una situazione che mette a rischio gli oliveti italiani che possono contare su 250 milioni di piante, molte delle quali secolari o situate in zone dove contribuiscono alla tutela del paesaggio e dell'ambiente».

Il comparto olivicolo-oleario è uno dei settori più colpiti da frodi e sofisticazioni in Puglia. Nonostante il riconoscimento comunitario per 5 oli DOP (Denominazione d’Origine Protetta) al ‘Terra di Bari’, ‘Terra d’Otranto’, ‘Dauno’, ‘Collina di Brindisi’ e ‘Terre Tarentine’ ed una produzione pari a 11 milioni di quintali di olive ed oltre 2,2 milioni di quintali di olio, sono 160 i milioni di litri di olio di oliva importati ogni anno per essere miscelati con quello italiano ed in particolare con quello pugliese, dato che l'incidenza della produzione olivicola regionale su quella nazionale è pari al 36,6% e al 12% di quella mondiale.

Per questo bisogna valutare attentamente una rivisitazione dei Traffici di Perfezionamento Attivo (TPA) sulle importazioni.
Inaspettata, quanto assolutamente soddisfacente, la proposta presentata da Bruxelles ai 27 Stati membri di introdurre obbligatoriamente in etichetta l'origine dell'olio d'oliva vergine ed extra-vergine, mentre per le miscele bisognerà indicare se si tratta di oli di origine comunitaria, oppure di oli d'origine non comunitaria. Si tratta di un passo avanti nella battaglia per il riconoscimento dell'origine dell'olio d'oliva in etichetta, Legge già in vigore in Italia a partire dal gennaio 2008 e mai osservata, contro cui Bruxelles aveva inviato una procedura di messa in mora.