3 maggio 2024
Aggiornato 15:30
«Necessaria seria concertazione per costruire politiche di filiera»

Olio: bene la promozione

Annata 2008 di ottima qualità, ma di scarsa quantità a causa della perdurante siccità

«La vetrina di Extra può divenire uno strumento di promozione dell’inestimabile valore di un prodotto, l’olio extravergine di oliva pugliese, che è patrimonio di un intero territorio e per questo va salvaguardato anche attraverso precisi e mirati programmi e progetti di investimento. In un’annata che si configura poco rassicurante in termini di quantità, dato che a causa della perdurante siccità le olive non hanno raggiunto le dimensioni sperate, gli imprenditori olivicoli sono riusciti a garantire, comunque, un prodotto di ottima qualità. In quest’ottica diviene ancora più determinante tutelare il settore da eventuali attacchi esterni, da frodi e speculazioni che minano il reddito delle imprese olivicole». Esprime plauso il Presidente della Coldiretti Puglia, Pietro Salcuni, a margine della sessione inaugurale di Extra, la Settimana Internazionale dell’olio extravergine di oliva, in corso alla Fiera del Levante di bari.

«E’ determinante – continua Salcuni – che tutti i soggetti operanti nel settore olivicolo – oleario concorrano a creare una ‘cultura della filiera’, per fare in modo che venga riconosciuto il giusto prezzo alle olive, all’olio e il consumatore finale possa acquistare prodotto pugliese al giusto prezzo. Nelle ultime settimane si stanno rincorrendo voci sulle solite speculazioni, in merito alle future remunerazioni delle olive a 20 - 25 euro al quintale e massimo 3 euro al litro per l’olio extravergine di oliva.

Il comparto olivicolo-oleario è uno dei settori più colpiti da frodi e sofisticazioni in Puglia. Nonostante il riconoscimento comunitario per 5 oli DOP (Denominazione d’Origine Protetta) al ‘Terra di Bari’, ‘Terra d’Otranto’, ‘Dauno’, ‘Collina di Brindisi’ e ‘Terre Tarentine’ ed una produzione pari a 11 milioni di quintali di olive ed oltre 2,2 milioni di quintali di olio, sono 160 i milioni di litri di olio di oliva importati ogni anno per essere miscelati con quello italiano ed in particolare con quello pugliese, dato che l'incidenza della produzione olivicola regionale su quella nazionale è pari al 36,6% e al 12% di quella mondiale».

«Basti pensare all’aumento del 30 per cento delle importazioni di olio di oliva, mentre sugli scaffali dei supermercati – incalza il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - è straniero l'olio di oliva contenuto in una bottiglia su due, ma i consumatori non hanno la possibilità di verificarlo, perché sulle etichette non è ancora obbligatorio indicare l'origine delle olive. Una situazione che mette a rischio gli oliveti italiani che possono contare su 250 milioni di piante, molte delle quali secolari o situate in zone dove contribuiscono alla tutela del paesaggio e dell'ambiente».

Bisogna, quindi, valutare attentamente una rivisitazione dei Traffici di Perfezionamento Attivo (TPA) sulle importazioni.
Inaspettata quanto assolutamente soddisfacente la proposta presentata da Bruxelles ai 27 Stati membri di introdurre obbligatoriamente in etichetta l'origine dell'olio d'oliva vergine ed extra-vergine, mentre per le miscele bisognerà indicare se si tratta di oli di origine comunitaria, oppure di oli d'origine non comunitaria. Si tratta di un passo avanti nella battaglia per il riconoscimento dell'origine dell'olio d'oliva in etichetta, Legge già in vigore in Italia a partire dal gennaio 2008 e mai osservata, contro cui Bruxelles aveva inviato una procedura di messa in mora.