23 aprile 2024
Aggiornato 11:30
Commercio

ADOC: «Piccoli esercizi in crisi»

«Oltre il 20% dei locali nei centri storici ha chiuso»

Secondo i dati Istat, a luglio le vendite al dettaglio hanno registrato un aumento del 2,1% rispetto al 2007. Per Adoc continua ad essere grave la crisi della piccola distribuzione, compressa dalla grande distribuzione.

«Da anni stiamo lanciando l’allarme dei piccoli esercizi in grave crisi – dichiara Carlo Pileri, Presidente dell’Adoc – nonostante siano stati in parte responsabili della situazione odierna, quando fu introdotto l’euro. Ma ora sono vittime di un sistema che li sta comprimendo ed escludendo, grazie al boom di hard discount, grandi magazzini, outlet e centri commerciali. Sia per i prodotti alimentari che per i secondari. E’ in atto una desertificazione delle aree commerciali dei centri storici, dove negli ultimi tempi si sono ridotti di oltre 20% i piccoli negozi, i banchi e gli ambulanti. Occorre trovare, assieme ai rappresentanti dei piccoli commercianti, delle soluzioni in modo da garantire la loro sopravvivenza. Bisogna collaborare anche con gli enti locali, che dovrebbero promuovere interventi fiscali di sostegno e bloccare il costo degli affitti dei locali. E’ necessario salvaguardare questo settore del commercio, penalizzato dalle difficoltà economiche delle famiglie e da una tassazione locale spesso troppo elevata, anche per prevenire un impoverimento economico e culturale dei comuni stessi.»

Per l’Adoc, nonostante il dato positivo registrato dall’Istat, la crisi dei consumi non accenna a diminuire.

«Siamo in recessione, in una grave emergenza prezzi – continua Pileri – evidenziata dal calo dei consumi, secondo le nostre stime intorno al 5-6% su base annua, e dal livello elevato dell’inflazione. L’emergenza riguarda soprattutto i generi alimentari e i prodotti energetici. Due beni primari e insostituibili, che rappresentano la spesa più considerevole per le famiglie e l’economia italiana. Gli italiani, causa il carovita e la perdita del potere d’acquisto devono poi rinunciare necessariamente ai beni e servizi non indispensabili. Basti pensare agli scorsi saldi, che hanno registrato mediamente un calo delle vendite del 35-40% rispetto al 2007».