3 maggio 2024
Aggiornato 13:30
Vendite Flash III bimestre 2008

Nel carrello finiscono meno pasta, mozzarella e olio di semi

Negli iper e supermercati tra maggio e giugno i prezzi sono aumentati del 4,3%

La dieta mediterranea fa bene alla salute, ma è sempre più minacciata dall’inflazione. Iper e supermercati, dove vendite promozionali e 3x2 sono all’ordine del giorno, a maggio e giugno scorsi hanno registrato una stagnazione delle vendite, aumentate solo dello 0,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La causa è il sensibile innalzamento dei prezzi alla produzione (superiore al 10% nel settore alimentare secondo gli ultimi dati Istat di giugno scorso) e dei costi di trasporto che, sugli scaffali dei supermercati, si sono tradotti in aumenti medi del +4,3%, trainati nel terzo bimestre da alcuni prodotti di base della nostra alimentazione, come pasta, mozzarella, burro, olio di semi e pelati per la salsa di pomodoro, tutti con aumenti a due cifre. L’effetto combinato dell’incremento dei prezzi e del calo delle vendite ha determinato un rallentamento della dinamica del fatturato (+4,7%) della Grande distribuzione organizzata (GDO). Questo il quadro che emerge da Vendite Flash - il bollettino del Centro Studi di Unioncamere dedicato al monitoraggio bimestrale del giro d’affari della GDO di tutta Italia (la newsletter integrale è disponibile sul sito www.starnet.unioncamere.it).

Il costo della spesa per reparto: spaghetti e penne in aumento
All’interno dell’aggregato dei prodotti del Largo consumo confezionato (che include i reparti: drogheria alimentare, bevande, freddo, fresco, cura degli animali, cura della casa e cura della persona) sono gli alimentari a influenzare maggiormente la dinamica del bimestre. Per questo comparto i prezzi alla produzione si sono impennati a causa dell’aumento delle materie prime e, di conseguenza, il costo della spesa è cresciuto di oltre 5 punti percentuali anno su anno. Fra i reparti, Fresco e Drogheria alimentare si distinguono per l’entità dei rincari. Per questi comparti, infatti, i tassi di incremento si portano progressivamente su nuovi massimi da inizio anno. In particolare nel III bimestre il costo della spesa per la Drogheria alimentare ha registrato un aumento del 6,3%; quello dei prodotti freschi ha raggiunto il 6,7%. Nel reparto del Fresco, la crescita più consistente nel bimestre è stata quella del Burro, della Crescenza e delle Mozzarelle di latte vaccino. Nel comparto della Drogheria alimentare si segnalano gli incrementi di diverse tipologie di pasta di semola. Anche i prezzi nei restanti reparti alimentari si presentano in accelerazione, pur rimanendo su tassi tendenziali di crescita più vicini ai tre punti percentuali. Per le Bevande gli aumenti sono ripresi dopo un periodo di stabilità, portandosi al +2,7% anno su anno. Per il Freddo l’incremento dei prezzi rispetto ad inizio anno, quando si registrava un segno negativo della variazione tendenziale, ha raggiunto in questo bimestre il +3,1%.
Il costo della spesa del reparto per la cura della casa è cresciuto dell’1,0% rispetto al III bimestre 2007. Gli articoli per la cura della persona (+1,1% anno su anno), evidenziano invece un crescente innalzamento nelle dinamiche dei prezzi dall’inizio del 2008.

L’effetto delle politiche promozionali
Da segnalare un fatto oramai costante nel tempo:all’aumento dell’inflazione le imprese della GDO stanno rispondendo sempre di più ricorrendo alle promozioni, in maniera da contenere i prezzi finali. Questa strategia è in qualche modo misurabile confrontando la differenza esistente nell’incremento dei prezzi dei beni di largo consumo misurato dall’ISTAT sondando i diversi canali distributivi ed utilizzando i prezzi di listino, con l’incremento dei prezzi delle stesse categorie di beni misurato attraverso il costo della spesa alla cassa del supermercato, incorporando quest’ultimo anche tutta la ricomposizione qualitativa costantemente attuata dai consumatori alla ricerca dei prezzi più convenienti e le politiche di sconto attuate dalla GDO. Per l’Alimentare e la Cura della Casa il divario fra le due misurazioni è di un certo rilievo, su valori prossimi in entrambi i casi all’1,5%, e stabile nel corso dei tre bimestri del 2008, a dimostrazione anche di una «limatura» dei prezzi di listino attuata in molti iper e supermercati. Il perdurare delle attuali spinte inflazionistiche lascia prevedere un ulteriore ampliamento del differenziale. Diverso è il quadro per la Cura della Persona, ove il divario è minore e comunque in restringimento.

I fatturati a livello regionale
Nel Sud e isole si trova la regione con il più alto tasso di crescita del fatturato nel III bimestre. Si tratta della Campania dove la GDO, sebbene in rallentamento, mette a segno una crescita dei fatturati vicina al 10%, rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Seguono Sicilia e Sardegna dove le vendite crescono di circa quattro punti percentuali. L’aggregato Abruzzo e Molise riporta un aumento del fatturato del 3,4%. La Puglia e la Basilicata e Calabria realizzano un risultato complessivo poco inferiore ai tre punti percentuali annui.
Il Centro, assieme al Nord-ovest, rappresenta l’area in cui si riscontrano in questo bimestre significativi incrementi nei tassi di crescita del fatturato. In particolare questo risultato riguarda Umbria e Toscana. Il Lazio chiude il periodo maggio-giugno 2008 con una variazione delle vendite pari al 4,2% rispetto allo stesso periodo del 2007. Le Marche invece realizzano il secondo miglior risultato sullo scenario regionale (+6,2% anno su anno) nonostante una flessione del fatturato di vendita non LCC vicina al 3% annuo. Nel Nord-ovest sono in aumento i fatturati per la Liguria e per l’aggregato Piemonte e Val d’Aosta. Chiude il quadro la Lombardia dove il LCC aumenta di quasi quattro punti percentuali e l’altro non alimentare evidenzia un’accelerazione sino allo 0.7% annuo.
Per quanto riguarda il Nord-est, il Veneto registra un incremento di fatturato del 4,3% tendenziale. Per Emilia-Romagna e Trentino Alto Adige, invece, il fatturato è sostenuto dall’aggregato del LCC, che cresce rispettivamente del 4,6% e del 5,7%, mentre le rimanenti merceologie si distinguono per una flessione dello 0,8% e del 6,6%.