18 aprile 2024
Aggiornato 03:00
Emergenza cibo

Marini (Coldiretti): «Inaccettabili speculazioni su fame»

«Per dare stabilità ai mercati occorre investire nell'agricoltura delle diverse realtà del pianeta»

Per dare stabilità ai mercati occorre investire nell'agricoltura delle diverse realtà del pianeta, dove servono prima di tutto politiche agricole regionali che sappiano potenziare le produzioni locali da orientare al consumo interno per sfamare la popolazione. E’ quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini che, nell’esprimere apprezzamento per il messaggio della Cei per la Giornata del ringraziamento che l’organizzazione degli imprenditori agricoli concorre ad organizzare, sottolinea come dall'inizio dell'anno le speculazioni sulla fame abbiano bruciato 60 miliardi di euro solo per il grano con il prezzo che si è impennato per poi tornare, con un andamento altalenante, sui valori iniziali al Chicago Board of Trade che rappresenta il punto di riferimento per il commercio internazionale delle materie prime agricole.

L'andamento delle quotazioni dei prodotti agricoli è - sottolinea la Coldiretti - fortemente condizionato dai movimenti di capitale che si spostano con facilità dai mercati finanziari in difficoltà a quelli delle materie prime come il petrolio ma anche grano, mais e soia.
Manovre finanziarie sul cibo che hanno aperto le porte alle grandi speculazioni internazionali che stanno «giocando» senza regole sui prezzi delle materie prime agricole dove - precisa la Coldiretti - hanno provocato una grande volatilità impedendo la programmazione e la sicurezza degli approvvigionamenti in molti Paesi. «Se è vero che i beni che certamente non possono sottrarsi al meccanismo della domanda e dell'offerta, ma al tempo stesso non accettiamo - afferma Marini - che si possa speculare sulla fame e sulla nuova povertà».

La crisi alimentare - secondo Marini - non si risolve con i prezzi all’origine non remunerativi all'origine per i produttori perche' questi non consentono all'agricoltura di sopravvivere e con la chiusura delle imprese destrutturano il sistema che non è piu' in grado di riprendersi anche in condizioni positive. Peraltro, l’aumento del petrolio, ha fatto esplodere il costo dei trasporti e messo in discussione il principio cardine della globalizzazione in base al quale si consumano i prodotti realizzati dove costa meno. Oggi - conclude il presidente della Coldiretti - è necessario sviluppare la produzione vicino ai luoghi di consumo per motivi economici e ambientali sia nei paesi poveri che in quelli ricchi.