19 aprile 2024
Aggiornato 15:00
Musica

Grande festa con la musica dei Creedence Clearwater Revival

C’è qualcuno che non conosce questa band emblema del rock?! Cinquant’anni fa fu protagonista a Woodstock

MAJANO - Se qualcuno mi chiedesse - fammi ascoltare un pezzo rock, risponderei senza ombra di dubbio - ascolta un pezzo, uno a caso, quello che vuoi, dei Creedence Clearwater Revival! Nella loro musica c’è tutto: semplicità e rottura, strade polverose e grandi ideali, amicizia e amore, politica e rabbia, riff taglienti e ritmica indiavolata. In soli cinque anni 1967-1972 la band californiana lascerà un segno indelebile nella storia. E non solo in quella del rock’n’roll.

Definire i Revived una cover band mi suona un po’ riduttivo: è chiaro che i Creedence senza il loro frontman, fondatore, voce, mente, anima non sono i Creedence. Ma in questo caso c’è stato a suo modo un passaggio di testimone, se non altro in termini di credibilità. Ad un certo momento è nato, spontaneo, un bisogno tra i fans di riaverli, di riascoltarli, di scatenarsi ancora una volta (anzi più di una volta) sulle note di «Have you ever seen the rain» e di tante altre hits. La chiave del loro successo è proprio questa. Aprono i Toys, questa si una cover band, dei Queen. Pubblico decisamente conquistato, in particolar modo quello femminile. I Clearwater boys nel frattempo si carburano con tanta birra e le specialità gastronomiche che il Festival di Majano offre da sempre. Garanzia. Ore ventidue abbondanti e si parte con un carico pesante: «Proud Mary».

C’è qualcuno che non la conosce?! Cinquant’anni fa Woodstock. Che per fortuna non si è rifatto. I CCR tra i protagonisti del concerto più famoso di sempre assieme ai vari Santana, Neil Young, The Who. Non è un caso se anche questi signori sono tuttora sulla cresta dell’onda e riempiono ancora (come si suol dire) i palazzetti. «I Heard It Through the Grapevine» originale di Marvin Gaye che John Fogerty trasformerà completamente con la sua proverbiale grinta in uno di quei casi nei quali la cover è meglio dell’originale. Grinta che manca al suo «sostituto» (chiamiamolo così) Peter Barton, voce un po’ troppo soul, barbone da ZZ-Top direzione orsetto con movenze alquanto isteriche. JF aggrediva il microfono, PB pare più interessato ad aizzare la platea con continue incitazioni da centravanti.

Sotto la sufficienza a personale avviso dello scrivente. La ritmica invece è impeccabile: camicia a quadrettoni per Chris Allen al basso, una specie di divisa nel Southern Rock e look alla Hulk Hogan per Wally Day on the drums, cattivo al punto giusto. Superlativa, invece, perchè questo è il termine corretto - la chitarra di Johnny «Guitar» Williamson, leader della formazione con sonorità perfettamente calibrate sui sixties on the road! «Who'll Stop the Rain», molto sentita, da cui prese il nome un meraviglioso Viet-movie con l’eccezionale interpretazione di Nick Nolte. Di quelli da vedere insomma. E poi, scongiurata la minaccia temporale, si balla sulle note di «Down on the corner» e ci si esalta con l’interminabile ed ipnotica cavalcata di «Born on the bayou». Finale scatenato con il medley «Molina-Hey tonight»: il campo sportivo di Majano è una bolgia americana, saltano tutti! Tanti fans, venuti anche dalle vicine Austria e Slovenia, li richiamano fuori per un bis, anche per il secondo ed il terzo. Perchè quando la musica dei Creedence ti prende, ti prende e basta. Long live rock’n’roll!