24 aprile 2024
Aggiornato 17:00
L'intervista

Remo Anzovino: intervista in attesa del concerto all'alba

Il musicista di Pordenone sarà di scena domenica 21 luglio a Villa Manin

UDINE - «Interpreto la musica all’alba come la diagonale della luce» mi introduce così Remo Anzovino l’attesissimo concerto all’alba di domenica 21 luglio nel parco di Villa Manin. «C’è un qualcosa di mistico nel sacrificio di tante persone che in comunione con il musicista decidono di alzarsi ad un orario improbabile e condividere un qualcosa di bello e di irripetibile. Si perchè io non suono mai due volte nello stesso posto il concerto all’alba!» Esoterico, l’artista concepito quasi come una manifestazione, un tramite che ti porta da qualche parte, un Virgilio 2.0 che ti traghetta da una dimensione profana ad una sacra. O viceversa.

Schivo e riservato sul palco, di persona è un vulcano. Ascolta musica, parla con te, pensa a riarrangiare un pezzo, ed è assolutamente presente. Si perchè «la musica è l’arte della dimenticanza: un musicista dovrebbe dimenticare un attimo dopo ciò che ha scritto, neanche più riascoltarlo; solo così può crescere!»

«L’artista è e deve essere - figlio del suo tempo. Non c’è spazio per malinconia o passatismo.» Nel suo studio in località top secret metri cubi di vinili arredano le pareti, a lato del pianoforte a mezza coda un poster con Benedetti Michelangeli: «il più grande di tutti!» a guisa di santino.

Come un gentleman di altri tempi si sarà scusato con l’intervistatore almeno 5-6 volte per un ritardo nell’appuntamento di… non esagero massimo dieci minuti! Nel mentre intervalla il mea culpa (questo si d’altri tempi!), descrive la sua musica, già perché nella sua visione l’esecutore deve anche estraniarsi, deve essere anche ascoltatore, anche pubblico: «concepisco la mia musica come un antidoto, codificare uno stile che nasce da un liquido amniotico melodico ed armonico e che poi trasmetta gioia, dolore, trasformazione, trasgressione, insomma… vita!»

E così scopriamo di avere la medesima passione, ognuno con i suoi strumenti, s’intende: quella per la narrazione. Qualche minuto di flashback con gli anni del liceo, le prime composizioni, poi i jingle per la pubblicità che lo adoperano per il dono della sintesi.

Appassionato di aneddoti, che sono i fatti rivelatori della vita di ognuno di noi, gli chiedo a bruciapelo quando Remo Anzovino è diventato… Remo Anzovino. Quando c’è stato quello sliding door che se vai a sinistra diventi un musicista affermato e se vai a destra… boh!?!
«E’ successo alla Cineteca di Bologna, vent’anni fa circa» intercala Remo «allora componevo musiche per film muti. Ci fu una defezione del pianista che doveva eseguire Nanuk l’Esquimese, un b/n del 1922; anzi probabilmente io fui la quarta o quinta scelta; andavo spesso a vedere a Pordenone (ma anche in altri posti) le esibizioni di grandi musicisti che si cimentavano con le soundtrack suonate live di vecchi film, spesso film storici e… decisi di fare tutto il contrario di ciò che avevo sempre visto ed udito! Tutti si sarebbero aspettati una musica fredda, descrittiva, didascalica: invece io feci una danza, una danza calda ed avvolgente. Doveva sembrare che gli esquimesi fossero felici di vivere nei ghiacci, doveva esprimere gioia di vivere! Quella sera al Lumière fui sommerso dagli applausi. Capii che quella era la mia strada.»

Ancora momenti di vita vissuta, il concerto spartiacque con i 2Cellos all’Arena di Verona, il calore del pubblico giapponese, l’amicizia e stima con Lorenzo Cerneaz che va oltre qualsiasi tipo di obbligo contrattuale, perché dovete sapere che tra Yamaha e Steinway c’è una certa rivalità!

Come in tutte le interviste che si rispettino: ladies & gentlemen - progetti per il futuro. «Dopo Monet, Manet, Gauguin, Picasso, Van Gogh… ora è il momento di Frida Kahlo. Ho scritto la colonna sonora per il film di Giovanni Troilo» da cui mi fa ascoltare un inedito e posso dirvi (senza rivelarli) che ci sono degli ospiti a dir poco eccezionali. Per sapere di chi si tratta l’appuntamento è per il 25 novembre, data di uscita nelle sale italiane. Ma prima ci vediamo a Villa Manin, naturalmente.

Remo Anzovino, un grande signore della musica. Anzi, un grande signore.