Dieci anni fa la morte di Eluana: le parole di papà Beppino
Intanto la legge sul Biotestamento non decolla: manca ancora il Registro o Banca dati nazionale delle Dat
UDINE - Il nome di Eluana Englaro, a dieci anni dalla scomparsa, resta il simbolo della lunga battaglia per ottenere il riconoscimento del diritto ad una ‘fine dignitosa’. Un diritto sancito ufficialmente con l'approvazione nel 2017 della legge sul Biotestamento (o Disposizioni anticipate di trattamento Dat) che tuttavia, dopo due anni, non decolla: all'appello, infatti, manca ancora il Registro o Banca dati nazionale delle Dat, che di quella norma rappresenta il fulcro che serve a garantirne la piena operatività.
Le parole di papà Beppino
La considera una battaglia lunga e difficile, per la quale si è pagato un «prezzo altissimo» ma per il «sorriso radioso» della figlia Eluana, Beppino Englaro rifarebbe tutto quello che ha fatto. Nel decimo anniversario della morte, il suo è stato «un grande caso costituzionale», dice Beppino, che ha diviso il Paese costringendolo a fare una riflessione. Allora «gli italiani non erano pronti ad accettare la sua scelta - prosegue - ora c'è una legge che è ben fatta, merita un plauso», nonostante alcuni nodi burocratici. I ricordi della figlia e della sua dolorosa vicenda sono indelebili: una carrellata di immagini nitide gli ritornano in mente, soprattutto non dimenticherà quel 9 febbraio 2009 quando, dopo la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione artificiale autorizzata dalla magistratura, Eluana morì in una clinica di Udine, la Quiete. Era in uno stato vegetativo permanente, conseguenza di un terribile incidente d'auto che nel gennaio del 1992 la fece finire in coma irreversibile. «E' stata una vittima sacrificale - spiega all'agenzia di stampa Ansa Beppino - perché allora la medicina l'ha condannata a vivere in una condizione alla quale ha sempre detto 'no grazie'. Ho sempre avuto tutti contro - ammette -. Ma se non fossi andato avanti per quella strada avrei avuto contro Beppino Englaro e questa sarebbe stata la mia fine. Invece sono sempre stato e sono tuttora in pace con me stesso: ho liberato mia figlia».
La questione del fine vita
Ma la vicenda di Eluana, alla quale ne sono seguite altre analoghe, ha aumentato la consapevolezza degli italiani sulla questione del fine-vita: ad oggi non sono ancora presenti dati ufficiali su quante siano le Dat depositate nel nostro Paese, ma solo i moduli per il Biotestamento scaricati dal sito della Associazione Luca Coscioni sono 22.700. La legge sul Biotestamento - prima della quale l'ultima parola in materia di fine-vita è spettata ai tribunali - regolamenta le scelte del cittadino stabilendo che in previsione di un'eventuale futura incapacità di autodeterminarsi ci sia la possibilità per ogni persona di esprimere le proprie volontà in materia di trattamenti sanitari, nonchè il consenso o il rifiuto su accertamenti diagnostici, scelte terapeutiche e singoli trattamenti sanitari, inclusi l'alimentazione e l'idratazione artificiali. Possono fare le Dat tutte le persone maggiorenni capaci di intendere e volere e la loro redazione può avvenire in diverse forme: atto pubblico, scrittura privata autenticata e scrittura privata consegnata personalmente presso l'ufficio dello stato civile del proprio Comune. Le Dat sono rinnovabili, modificabili e revocabili in ogni momento.
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