2 maggio 2024
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IL 24 LUGLIO 2018

Requiem in slap per Udin&jazz : Marcus Miller

Bello ascoltare i commenti del pubblico al termine del concerto

UDINE - Fenomeno assoluto. Tecnicamente il più bel concerto della mia vita. Un mostro. Non è umano. Come fa a non scordare il basso? E’ saldato?! Bello ascoltare i commenti del pubblico al termine del concerto di Marcus Miller, istruttivo. La rampa che porta al castello di Udine mi sembra la Via Crucis: è l’ultimo concerto dell’ultima edizione di Udin&jazz! Salita, non senza fatica, enne volte, questa mi pare infinita. Stefano Bollani, Brad Mehldau, Mulatu Astatke negli anni e sta sera - a chiudere - Marcus Miller. A chiudere per sempre. Nodo alla gola, sembra impossibile.

Il quintetto di MM parte in direzione acid, linee che mi ricordano i migliori US3 e Guru Jazzmatazz. Pezzi inediti del nuovo album, altri da Laid Back, l’ultimo. Unico comun denominatore: il basso di Marcus Miller! A far da protagonista assoluta la tecnica slapping di cui il nostro è un virtuoso (cit. tecnica in cui si alternano "strappi" (slap) e percussioni (thumb) con il pollice alle corde di uno strumento). «Do you know Motown?» - in riferimento alla celebre etichetta di Detroit degli anni ‘60. «Yeah» - il pubblico, ed è così che parte una versione pazzesca di Papa was a rolling stone. Qui ti rendi conto che hai di fronte il tipico musicista che in studio piace, ma dal vivo è esaltante, superlativo. Come se lo stessi ascoltando veramente solo per la prima volta.

Le frasi del basso sempre protagoniste lasciano spazio al più classico dei dialoghi tra fiati in Amandla, firma Miles Davis. Già, perché tutto ciò che toccava Miles diventava oro, e a fine carriera toccò pure al bassista from Big Apple. Si, tanta NY nella sua musica e voci metropolitane che passano spesso e quasi distrattamente, in un back-to-back. A stento ricordo un pubblico così attento, in religiosa contemplazione, che ti secca alzarti per andar a prendere una birra, quasi a commetter atto dissacratorio. E’ insolito che un bassista suoni musica solare, così quando partono le note di Preacher's Kid (tratto da Afrodeezia, il mio album favorito) ecco che si fa luce! Miller passa al sax per una dedica al padre che tre mesi or sono è venuto a mancare, ad introdurre un suo lato più intimista, ai più sconosciuto. Ritorna il funky, ritorna il groove: è il momento di Tutu! E’ ancora «papà» Miles! Ovazione. Bis. Giro in LA decisamente conosciuto. Come together di Lennon-McCartney in una scintillante versione jazz, a sipario. Già, il jazz, che non è un genere bensì un modo di interpretare la musica come asserisce il patron della manifestazione Giancarlo Vellescig.

A proposito di the king Velliscig… Rewind. Torniamo ad inizio concerto. Nel classico intervento introduttivo, oltre a presentare l’artista della serata ci rammenta che questa, in coerenza con quanto detto alla presentazione, sarà l’ultima serata di Udin&jazz. Le motivazioni sono note a tutti. «Continueremo quest’esperienza a qualche km da Udine il prossimo anno» - distinti saluti, eccetera eccetera. Ho scommesso già a suo tempo uno spriz con amici ed addetti ai lavori che il prossimo anno ci ritroviamo ad UNESCO Jazz o qualcosa di simile tra Palmanova ed Aquileia, passando per Cervignano. Magari lo spriz lo perdo, ma la musica - quella no - non me la voglio perdere! E buon jazz a tutti, anche per il prossimo anno!