28 marzo 2024
Aggiornato 23:00
si rischia fino a 10 mila euro di multa

Acqua alla spina nei locali, manca il controllo

La denuncia delle associazioni artigiane: «L’installazione e la manutenzione dei sistemi di trattamento va effettuata da personale competente e con i requisiti professionali»

UDINE - La legge c’è, la sanzione per le irregolarità pure, peccato non vi sia chi controlla e che a farla da padrone sia spesso l’improvvisazione. E’ il paradosso della legge che norma i sistemi di trattamento dell’acqua (d.m. 25/2017), oggi alla mercé di installazioni e manutenzioni approssimative. Il decreto recita in sintesi che in un bar o in ristorante non si può fornire acqua peggiore di quella che arriva dal contatore, rispondente ai parametri legislativi e sottostante la responsabilità del sindaco e dell’acquedotto. Purtroppo non sempre è così. Un’adeguata gestione dell’impianto comporta infatti una corretta installazione e manutenzione, che hanno un congruo costo; inoltre l’acqua refrigerata va analizzata, e chi la eroga deve seguire un piano di autocontrollo, con relative responsabilità e adempimenti. dopo qualsiasi trattamento (meccanico, termico, chimico), è bene ricordarlo, l’acqua viene considerata un alimento (dm25/2012).

MANCA IL CONTROLLO - «Per garantire la sicurezza alimentare - dichiarano congiuntamente le due associazioni di categoria dell’artigianato del Fvg, Cna e Confartigianato – l’installazione e la manutenzione sistematica devono essere eseguite da personale competente, come stabilito dalla legge. spesso, purtroppo, chi esegue tali operazioni non possiede i requisiti professionali richiesti». Poiché il decreto prevede regole e sanzioni ma non un organo di controllo, in mancanza di una denuncia difficilmente il fatto emerge. Manca quindi un passaggio. Ma chi sono gli organi del controllo? «Dovrebbe essere la polizia locale (i vigili urbani), ma in genere solo una segnalazione alla Camera di Commercio o al Comune fa davvero partire una verifica - evidenziano le due categorie -. Le sanzioni per gli inadempienti non sono leggere: si rischia fino ai 10 mila euro e pene pesanti come la cancellazione del registro imprese, se recidivi. Eppure in Fvg circa un quarto di bar e ristoranti utilizza il sistema di trattamento dell’acqua, che in alcuni locali viene somministrata a pagamento».

I RISCHI PER LA SALUTE - Il settore è quindi normato, ma quanti seguono le regole? «Non è corretto, oltre per i clienti e gli avventori, anche per i titolari e i professionisti che sono invece in regola e spendono tempo e soldi per acquisire i necessari titoli, seguire i corsi professionali, e via dicendo - sottolineano Cna Fvg e Confartigianato Udine -. Se poi l’acqua spacciata per minerale tale non è, allora si parla di frode in commercio. Non stiamo parlando di un banale cambio del filtro, che in sé non è una discriminante. dato che la refrigerazione, la gasatura e la filtrazione sono trattamenti dell'acqua, allora essi sono soggetti alle normative sia alimentari che delle acque potabili. Inoltre, se i materiali utilizzati non sono idonei o le attrezzature non sono quelle giuste, si configura sia un rischio chimico, dato da impianti non a norma, che microbiologico, a causa della scorretta manutenzione non solo dei filtri».  

LOTTA AGLI ABUSIVI - Le due associazioni sostengono la fiducia di gestori e consumatori nel sistema di vendita alla spina, che va anzi spinto (la Comunità Europea nelle recenti disposizioni agli stati membri sta favorendo le attività per la riduzione delle bottiglie in plastica), perché se in tutta la filiera delle bevande sfuse ci fosse il rispetto delle norme, non resterebbe alcun dubbio: la vendita di acqua e bevande alla spina è il sistema meno impattante in fatto di sostenibilità e inquinamento. Purtroppo spesso, più che malafede, c’è un’inadeguata conoscenza delle norme da parte di installatori ed esercenti. L'obiettivo primario di Cna e Confartigianato è dunque quello di sensibilizzare gli operatori del settore alimentare a rispettare le normative e dissuadere gli ‘abusivi’ a installare impianti non di loro competenza. «In seconda battuta risveglieremo gli organi di controllo a muoversi anche in questo settore, ora trascurato».