8 maggio 2024
Aggiornato 06:00
Il caso

La Marina fa marcia indietro: la portaelicotteri non si chiamerà Trieste

«Grande stupore» per la notizia è stato espresso dalla presidente della Regione Debora Serracchiani in una lettera inviata all'ammiraglio Valter Girardelli, capo di stato maggiore della Marina militare Italiana

TRIESTE - La portaelicotteri della Marina Mercantile che sostituirà la nave Garibaldi non si chiamerà Trieste, come era stato inizialmente annunciato, ma porterà il nome dell'ammiraglio Thaon di Revel. La nuova nave, in costruzione nello stabilimento Fincantieri di Castellammare di Stabia, della lunghezza di 200 metri e velocità massima di 25 nodi, potrà potrà portare a bordo oltre mille persone, di cui 700 come personale militare o civile e avrà un impiego 'multiple use'. Una vera e propria marcia indietro quella della Marina Militare che nel maggio 2016, proprio da Trieste, aveva dato l'annuncio della dedica al capoluogo giuliano. 

«Grande stupore» per la notizia è stato espresso dalla presidente della Regione Debora Serracchiani in una lettera inviata all'ammiraglio Valter Girardelli, capo di stato maggiore della Marina militare Italiana. «Desidero - ha scritto Serracchiani - unire la mia voce a quella dell'intera città, per la cui italianità tanti giovani caddero nella Grande Guerra, che per ultima si unì alla Madrepatria solo nel 1954, e che oggi si trova per così dire defraudata da un onore che, in tutta onestà, sicuramente le spetta». Nella lettera la presidente del Friuli Venezia Giulia illustra le «molte ragioni che chiedono di mantenere una promessa, ragioni storiche, di comune appartenenza a una radicata cultura del mare, la tenace e alimentata volontà di essere a tutti gli effetti una delle cento città d'Italia». Serracchiani si appella quindi «alla secolare saggezza della Marina Militare», invitandola a «non cambiare avviso» e ricordando, infine, che «dentro quel nome - Trieste - è racchiuso un vivo nucleo di storia patria, un'emozione collettiva che ancora oggi non cessa di vibrare e, non ultimo, un buon auspicio».