28 aprile 2024
Aggiornato 21:30
salute e ricerca

I numeri 1 della Cardiologia triestina volano in California

I più recenti risultati, relativi alla capacità di alcuni assetti genici di condizionare l'evoluzione e il rischio di aritmie maligne nella nella Cardiomiopatia Dilatativa, malattia cardiaca che colpisce soggetti giovani, saranno presentati il 13 novembre ad Anaheim nel prestigioso contesto dell'American Heart Association

TRIESTE - I più recenti risultati della Cardiologia triestina, relativi alla capacità di alcuni assetti genici di condizionare l'evoluzione e il rischio di aritmie maligne nella Cardiomiopatia Dilatativa, una malattia cardiaca che colpisce soggetti giovani, saranno presentati il 13 novembre ad Anaheim (California) nel prestigioso contesto dell'American Heart Association. Come riporta l'Ansa, lo studio riguarda 487 pazienti, seguiti nel tempo ed è frutto della collaborazione consolidata con Luisa Mestroni dell'Università di Denver (Colorado).

Il grande giorno
La presentazione sarà fatta da Marta Gigli, cardiologa e ricercatrice del gruppo coordinato da Gianfranco Sinagra, direttore Dipartimento Cardiotoracovascolare dell'Azienda Sanitaria Universitaria Integrata presso l'Ospedale di Cattinara. Dagli anni Novanta, grazie alla collaborazione con l'ICGEB (International Center for Genetic Engineering and Biotecnology) diretto da Mauro Giacca, con il supporto della Fondazione CRtrieste, è stata costituito il Centro di Cardiologia Traslazionale ed è stata avviata una banca dati che colleziona migliaia di campioni di soggetti con insufficienza cardiaca e cardiomiopatie.

Ricerca a Trieste
La collaborazione si è recentemente allargata all'IRCCS Burlo e ad un network internazionale transoceanico. Il Centro di Trieste è struttura di riferimento per la Cardiomiopatia Dilatativa, con oltre 2000 pazienti provenienti da tutta l'Italia, inclusi in un registro prospettico istituito alla fine degli anni '70. L'attività di ricerca ha già ricevuto importanti riconoscimenti e generato pubblicazioni internazionali. C'è ancora molta strada da fare - evidenziano i riceratori - e molti aiuti alla ricerca da ricevere, per comprendere la relazione geni-malattie e sperabilmente per curare in maniera più specifica i malati.