28 agosto 2025
Aggiornato 06:00
La protesta

Il Sap contro l'istituzione del reato di tortura

Manifestazione in piazza, a Trieste, da parte del Sindacato Autonomo di Polizia, che respinge i contenuti della norma al vaglio del Parlamento. «Si sta cercando di legare le mani alle forze dell'ordine»

TRIESTE - Si è svolta a Trieste, tra Corso Italia e Piazza della Borsa, la campagna di informazione ai cittadini del Sap, il Sindacato Autonomo di Polizia, contro l’approvazione del progetto di legge sul reato di tortura in trattazione in Parlamento.
Dopo la manifestazione di Milano, il SAP Trieste ha voluto ribadire un forte e deciso ‘no’ a una legge che, a detta del Sap, darà la possibilità ai criminali di accusare falsamente i poliziotti al fine di potersi sottrarre alla giustizia. Una legge questa, che in alcuni Paesi della comunità Europea è necessaria per evidenti mancanze normative, ma che in Italia sarebbe «fortemente voluta e ‘sponsorizzata’ dal partito trasversale dell’anti-polizia». Questa la posizione del Sindacato autonomo di Polizia, che ha portato in piazza le sue ragioni cercando di spiegarle ai cittadini.

A rischio l’operatività delle forze di polizia
Il Sap considera la nuova norma pretestuosa, «perché il nostro codice penale già prevede reati come il sequestro di persona, la violenza privata, le lesioni dolose, l’abuso d’ufficio, a cui sono applicabili le aggravanti se commessi dal pubblico ufficiale. Lo stesso partito, quello dell’anti-polizia – aggiunge il sindacato – che per gli stessi fini promuove i codici alfanumerici sulle divise degli agenti ma mal digerisce le telecamere, strumento in grado di raccontare la verità dei fatti».
L’introduzione della legge sul reato di tortura, che nel suo progetto non chiarisce quello che è vietato da quello che è considerato lecito, per il Sap è destinata a mettere a rischio l’operatività dei poliziotti, con il rischio di facili denunce e di gogne mediatiche. «La legge sulla tortura così com’è – aggiungono dal sindacato – sarà un passaporto per portare alla ‘sbarra’ le forze dell’ordine piuttosto che i delinquenti. Una norma come questa si adatta forse a regimi totalitari ben lontani, per fortuna, dalla cultura del nostro Paese e dai metodi dei nostri operatori di polizia».