Il celebre telescopio di Schiaparelli in mostra a Milano: lì ebbe inizio il mito dei marziani che ci avrebbero invaso
Lo storico telescopio Merz-Repsold trova casa ai Milano: dal 29 settembre sarà infatti esposto al pubblico il telescopio uilizzato nell'Ottocento dall'astronomo Giovanni Virginio Schiaparelli, direttore dell'Osservatorio astronomico di Brera
MILANO - Uno storico strumento scientifico trova casa nel Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. Dal 29 settembre sarà infatti esposto al pubblico il telescopio Merz-Repsold utilizzato nell'Ottocento dall'astronomo Giovanni Virginio Schiaparelli, direttore dell'Osservatorio astronomico di Brera, che diede un contributo decisivo alla planetologia moderna. Il direttore generale del museo milanese, Fiorenzo Galli, ha accolto il telescopio con grande soddisfazione. «Il museo - ha detto ad askanews - ha un ulteriore oggetto che genera attrattività, e quindi non soltanto il mondo molto coeso e molto informato degli astrofili, che sono una comunità importante, potrà avere un oggetto d'osservazione in più per la propria passione, ma anche chi non si era mai avvicinato a questo mondo, a questa realtà, avranno tutti a disposizione un oggetto in più da ammirare».
Il elescopio rifrattore più grande che abbia mai operato in Italia
Si tratta del telescopio rifrattore più grande che abbia mai operato in Italia, nonché uno dei più grandi al mondo. Il recupero e il restauro sono stati realizzati grazie al lavoro della onlus Associazione per il Restauro degli antichi strumenti scientifici di Brera e tra i promotori del progetto anche l'Istituto Nazionale di Astrofisica INAF - Osservatorio astronomico di Brera, rappresentata dal direttore Gianpiero Tagliaferri, che ha sottolineato come le ricerche di Schiaparelli abbiamo creato anche una mitologia popolare.
Il mito degli omini verdi
«Il binomio di questo telescopio con Schiapparelli - ha spiegato - è alla base del mito dei cosiddetti omini verdi, perché Schiapparelli con questo telescopio vedeva delle strutture che si ramificavano sulla superficie di Marte nel corso degli anni, che se fossero state di origine artificiale, lui non lo disse mai, si limitava a fare un'ipotesi che presupponeva una capacità tecnologica tale per cui avrebbe dovuto esserci una società molto più sviluppata della nostra, e da lì cominciò l'epopea della civiltà di Marte e dei marziani che ci avrebbero invaso».
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