17 agosto 2025
Aggiornato 20:00
L'intervista

Carlo Conti: «Mi godo la fortuna di fare questo mestiere»

Con queste parole si descrive a Soul Carlo Conti in un'intervista su Tv2000. A colloquio per trenta minuti con Monica Mondo, Conti parla di sé, della sua famiglia di origine, dei suoi storici amici toscani, tra cui artisti come Giorgio Panariello, Marco Masini, Leonardo Pieraccioni e Francesco Nuti

ROMA (askanews) - «La mia vita non è quella di lustrini e paillettes, patinata, quella che si crede dominante nel mondo dello spettacolo. Ogni fine settimana vado a Firenze in treno, vedo gli amici di sempre, vado al supermercato; così facendo, come tutti, mi rendo conto che sono un privilegiato». Con queste parole si descrive a Soul Carlo Conti in un'intervista su Tv2000. A colloquio per trenta minuti con Monica Mondo, Conti parla di sé, della sua famiglia di origine, dei suoi storici amici toscani, tra cui artisti come Giorgio Panariello, Marco Masini, Leonardo Pieraccioni e Francesco Nuti, cui non ha mai fatto mancare la sua amicizia dopo il dramma della sua malattia Ricorda un'infanzia segnata dalla morte del padre e il «grande carattere» della madre, la donna che per lui è stata «consigliera amica, madre e babbo» allo stesso tempo.

Mi godo la fortuna di fare questo mestiere
Volto tra i più noti e apprezzati del panorama televisivo degli ultimi anni, il conduttore spiega il suo modo di intendere la popolarità: «Sono uno che non si esalta quasi mai quando le cose vanno bene e non mi abbatto se vanno male, mi godo la fortuna di fare questo mestiere». In chiusura, un pensiero speciale dedicato alla sua attuale famiglia e all'«esaltante impresa della paternità» cominciata con la nascita del suo primo figlio. «Dovrà chiamarmi 'babbo' - puntualizza con ironia -. Se mi dirà 'papà' lo porterò subito a fare la prova del DNA. Quello del babbo è per me un mestiere da scoprire, per molti significa imitare o evitare il confronto con il proprio padre ma io non ho questo riferimento, per cui mi devo inventare 'babbo'. E' un'impresa faticosa, ma è un regalo, non per caso abbiamo voluto chiamare nostro figlio Matteo, perché significa 'dono di Dio'».