28 agosto 2025
Aggiornato 07:00
Fiction Canale 5

Accorsi, dal 25 «Il clan dei camorristi»

L'ascesa della camorra del dopo-Cutolo, che si trasforma in impresa e penetra nelle istituzioni e nella politica: è questo il filo conduttore della fiction «Il clan dei camorristi», in onda su Canale 5 dal 25 gennaio. A guidare la battaglia contro la criminalità organizzata nel ruolo di un magistrato c'è Stefano Accorsi

ROMA - L'ascesa della camorra del dopo-Cutolo, che si trasforma in impresa e penetra nelle istituzioni e nella politica: è questo il filo conduttore della fiction «Il clan dei camorristi», in onda su Canale 5 dal 25 gennaio. A guidare la battaglia contro la criminalità organizzata nel ruolo di un magistrato c'è Stefano Accorsi: «E' una fiction senza retorica: si raccontano i due fronti di questa battaglia senza idealizzarne nessuno» ha affermato Accorsi, che per il suo ruolo ha avuto la consulenza di Raffaele Cantone. L'attore rifiuta a priori le potenziali polemiche sull'opportunità di una fiction del genere: «Le organizzazioni criminali stanno prendendo sempre più piede in Italia, più se ne parla meglio è» ha affermato.

La serie parte dal terremoto dell'Irpinia dell'80, con la lotta tra i clan per accaparrarsi i soldi della ricostruzione, e arriva fino al 1998. Lo sceneggiatore Claudio Fava ha spiegato: «Raccontiamo cosa è stata la camorra, come è diventata un pezzo del potere politico e economico, e in parte cos'è ancora». Sulle potenziali polemiche Fava è categorico: «Le fiction di mafia non sono un genere, perché qui non parliamo di un genere: questo è il Paese, siamo nella cronaca. E se c'è un elemento di seduzione è perché il male seduce, il potere seduce, non le serie».

Il produttore Pietro Valsecchi ha confessato che è stato Matteo Garrone a suggerirgli di realizzare la serie, e di aver rinunciato al titolo «Il clan dei Casalesi» per evitare che si identificasse la camorra con una sola città. «La fiction deve aiutare le persone a capire il Paese in cui vive» ha affermato, sottolineando che Mediaset si è dimostrata sempre disponibile a fiction del genere, come «Il clan dei camorristi»: «Loro ci permettono di raccontarle, ci danno libertà, basta che funzionino. Mi chiedo invece perché la Rai non si occupi di queste storie» ha concluso.