23 aprile 2024
Aggiornato 09:00
Cultura | Letteratura

Verga-Mascagni-Monleone: L'altra Cavalleria rusticana

L'autrice Chiara Di Dino è musicologa e soprano. Nell'opera, edita dalla Società editrice Dante Alighieri, l'autrice ricostruisce la genesi, la vita e la morte della «Cavalleria rusticana» del compositore genovese Domenico Monleone

ROMA - Lo straordinario caso giudiziario che vide protagoniste le due «Cavallerie rusticane», ( quella di Mascagni e quella di Monleone) che presero spunto dalla omonima novella di G. Verga, è al centro del libro «Verga-Mascagni-Monleone: L'altra Cavalleria rusticana», del soprano e musicologa Chiara di Dino che oggi sarà presentato presso la Libreria dell'Auditorium di Roma alle 18,30 da Quirino Principe, personalità di spicco della musicologia europea, che ha anche firmato la prefazione al testo.

La storia della «Cavalleria rusticana» - Nell'opera, edita dalla Società editrice Dante Alighieri, l'autrice ricostruisce la genesi, la vita e la morte della «Cavalleria rusticana» del compositore genovese Domenico Monleone, sostenendo l'infondatezza della condanna per plagio dell'omonima opera musicata da Pietro Mascagni. Monleone, contrariamente al compositore livornese, asserisce Di Dino, che riabilita con forza lungo tutto il suo studio il lavoro del Monleone, offre l'unica interpretazione squisitamente verista dal punto di vista drammaturgico della vicenda, riproducendo fedelmente lo spirito di denuncia sociale di cui è permeata la famosa novella dello scrittore siciliano. Del resto la stessa opera di Mascagni non è mai stata considerata verista.
Furono lo stesso Mascagni e l'editore dell'opera Sonzogno a denunciare il lavoro di Monleone, certamente timorosi del successo che «l'altra cavalleria» riscuoteva nei teatri di tutta Europa. Condannata dalla Corte di Cassazione di Torino, fu ritirata per sempre dalle scene nel 1909 e soltanto tre copie furono salvate dalla distruzione.

Il libro è ricco dei documenti originali - contratti e carteggio Verga-Monleoni, stralci delle sentenze, articoli dei giornali dell'epoca - di cui si è avvalsa l'autrice nella sua lunga e accurata ricerca, oltre agli spartiti delle arie affidate ai protagonisti del melodramma dove senz'altro palpitano l'atmosfera e i personaggi usciti dalla penna del padre del verismo nella Sicilia di fine 800. Una stile che ha affascinato anche la stessa autrice che come afferma Quirino Principe nella sua introduzione «potremmo definirla un grande talento in 'esercizi di stile', dal momento che parla del proprio oggetto con il tono, i colori e il ritmo di una novella di Giovanni Verga, e lo fa con originalità ma anche con un perfetto esito di assimilazione e di eloquio rivissuto».