19 aprile 2024
Aggiornato 20:30
Opposizione: chiarezza su costi

RAI, sospeso il programma di Sgarbi

La decisione di Mazza dopo il flop sugli ascolti: 8%. Lui incassa: «Non mi pento»

ROMA - Un flop per molti annunciato e l'opposizione che parte all'attacco sui costi. Non funziona 'Ci tocca pure Sgarbi', il programma affidato in prima serata su Rai Uno al critico d'arte, voluto dall'ex Dg Mauro Masi e che la Direzione di Raiuno ha necessariamente sospeso dopo l'esordio deludente, appena l'8,3% di share.
Decisione presa in un colloquio al telefono con il Direttore di RaiUno Mauro Mazza poco prima che Sgarbi andasse in conferenza stampa e a ridosso del Cda, ancora in corso a Viale Mazzini. Davanti ai giornalisti Sgarbi ha detto di non essere pentito; ha difeso la squadra (se il programma è andato male «è colpa mia, gli autori sono stati fantastici«); ha rivelato che gli piacerebbe andare avanti «perché credo sia giusto parlare di questi temi» ma ammette che forse la prima serata è troppo, «sono disponibile anche ad andare in terza». Poi la notizia, quel festeggiamento post programma ieri sera con Berlusconi: che, assicura Sgarbi, a parte qualche osservazione «tecnica da uomo di tv» era «compiaciuto» del programma.

Ora sono due i fronti aperti: quello dei costi sostenuti, pare oltre un milione di euro di cui 7-800 mila solo di scenografia, e quello di un eventuale reimpiego su cui però resta tutto da decidere: il contratto di Sgarbi, che prevedeva un compenso di 200 mila euro a puntata, era legato ad un programma ora bloccato. Intanto è polemica, con l'opposizione che chiede risposte all'azienda specie sul fronte costi. «Chi paga il contratto di Sgarbi fortissimamente voluto da Berlusconi e Masi?» chiede Stefano Fassina, responsabile economia Pd, mentre il capogruppo Pd in Vigilanza, Fabrizio Morri si chiede se i danni arrecati alla Rai non possano essere richiesti ai responsabili veri di questa figuraccia da parte del servizio pubblico» e Roberto Rao, capogruppo Udc che chiede alla Rai di «fare chiarezza, specificando, come prevede il Contratto di servizio, se si tratta di risorse derivanti dal canone o dalla raccolta pubblicitaria, cioè se è denaro pubblico o un investimento commerciale sbagliato».

Sgarbi si è difeso pubblicamente, convocando la stampa: se la puntata fosse davvero costata un milione e 400 mila Euro, «poteva anche costare di più, perchè questi sono i costi della cultura. Anche la Scala o il Petruzzelli sono un debito costante, sempre in perdita, ma sono teatri e nessuno parla di chiuderli». Resta il flop, che per l'opposizione è di per sé un segnale, dal pubblico: per Maurizio Migliavacca, coordinatore dells segreteria Pd,indica una «insofferenza» del pubblico verso la tv strillata. E adesso, ha ammonito Pancho Pardi, Idv, deve tornare «la tv di qualità, come quella di Fazio e Saviano».