28 agosto 2025
Aggiornato 06:00
Ospite al 60° Festival di Sanremo

Una riflessione sull’album di Susan Boyle

Quanto a lungo ho aspettato quello che desideravo veramente, ossia diventare una cantante professionista, realizzare un album

Ebbene, l’album stesso è una sorta di riflessione sulla mia vita. Quanto a lungo ho aspettato quello che desideravo veramente, ossia diventare una cantante professionista, realizzare un album. Lo sogno da 23 anni, da quando ero una ragazzina, e si può dire che questo sia un compendio di tutta la mia vita.

Wild Horses - ‘Wild Horses’ è una specie di autobiografia – in particolare la prima strofa, è come se mia madre mi stesse parlando – ed è davvero efficace, con un misto di piacere e tristezza: ‘Le cose che ti ho portato hanno significato molto per te, sei riconoscente per quello che ti ho dato? sei riconoscente per la vita che ti ho trasmesso? come ti senti ora che io non ci sono?’ Parole forti.

How Great Thou Art - ‘How Great Thou Art’ è un inno che un mio amico mi aveva chiesto di fare, e l’amicizia è fondamentale nella vita perché ti sorregge e ti dà forza. Per me rappresenta una fede, senza la quale si smette di crescere, di diventare esseri umani.

You’ll See - Una delle canzoni che volevo mettere nell’album era ‘You’ll See’: era un modo per dire a quelli che ridevano di me a scuola che io posso fare meglio di tanti altri. Molte persone hanno bloccato la mia carriera scolastica, per vari motivi, e io mi sentivo come se fossi inadeguata o non abbastanza brava per andare avanti. Così questo è il mio modo di far capire loro che, anche se non pensavano che ce l’avrei fatta, ora intendo mostrare la mia determinazione, senza esagerare, semplicemente la mia determinazione.

Daydream Believer - ‘Daydream Believer’ parla di avere un sogno, come io stessa ho avuto, e di crederci. Il mio sogno era quello di fare un album – di riuscire nel canto, di partecipare a un programma televisivo come Britain’s Got Talent, e via discorrendo – e ottenere tutti i riconoscimenti del caso. Tornare a casa da reginetta è l’avverarsi di quel sogno – e il mio esempio può servire da stimolo per coloro che davvero inseguono un proprio ideale; tutti noi abbiamo un’aspirazione, un desiderio, e a chi ci crede veramente consiglierei di non arrendersi e di vedere cosa riesce a realizzare.

Up To The Mountain - ‘Up To The Mountain’ è un pezzo gospel, e una sorta di estensione della mia fede. Riguarda la vita in generale, che in fondo è una scalata verso qualcosa che si vuole raggiungere – senza cedere di fronte ai limiti che si incontrano, perché spesso i lati negativi possono trasformarsi in positivi.

Who I Was Born To Be - Ecco un’altra canzone, ‘Who I Was Born To Be’, che incita a dare una svolta alla propria vita. Puoi essere la persona che vuoi se ci provi; là fuori c’è un sacco di gente che ha ambizioni, sogni, dubbi e, pur tra innumerevoli difficoltà, tutti possono trovare la propria strada. Anche se occorre un po’ di tempo (io ho impiegato una ventina d’anni), alla fine ognuno può riuscirci, se lo desidera davvero, se è abbastanza determinato.

Proud - ‘Proud’ mi commuove leggermente perché parla di rendere un genitore orgoglioso di te. Non ho bisogno di dire molto di più – sono sicura che mia madre sarebbe davvero fiera di me.

Silent Night - ‘Silent Night’ è un inno che si spiega da solo. Quando Gruber lo scrisse, era ambientato in un villaggio in Germania, e tutti avevano davanti agli occhi la tipica scena natalizia: la riunione dei fedeli, l’albero di Natale, la mangiatoia, e la nascita di nostro Signore. Sotto tale aspetto ben poco è cambiato nel corso dei secoli, e il brano riporta alla mente quel tipo di sensazioni – di benevolenza e di pace sulla terra.