28 agosto 2025
Aggiornato 03:00
Baron Cohen non smette di fare discutere

«Bruno ci offende», le Brigate Al-Aqsa minacciano Baron Cohen

Nel film l'attore chiede di essere rapito: Al Qaida fa tanto 2001

GERUSALEMME - Bruno, l'ultima fatica cinematografica del comico Sacha Baron Cohen, non smette di fare discutere. Sembra infatti che i miliziani palestinesi delle Brigate dei Martiri di al-Aqsa non abbiano affatto gradito il modo in cui vengono rappresentati nel film-campione d'incassi negli Usa (in Italia uscirà il 23 ottobre), e hanno quindi giurato vendetta.

«Il film è parte di una cospirazione contro le Brigate dei Martiri di al-Aqsa» ha detto un portavoce delle brigate, braccio armato del Fatah, considerate un'organizzazione terroristica sia dall'Unione Europea sia dagli Usa. «Ci riserviamo il diritto di rispondere a quest'uomo nella maniera più opportuna» ha aggiunto il portavoce, sentito a Gerusalemme dal giornalista americano Aaron Klein (WorldNet) e citato dal tabloid britannico Daily Mail.

AL QAIDA PASSATA DI MODA - Nella pellicola controversa, Bruno-Baron Cohen, giornalista di moda gay austriaco, grande esperto di tendenze omosex, cerca di farsi rapire durante un incontro con tale Ayman Abu Aita, identificato come capo delle Brigate Al Aqsa. In una delle scene incriminate, il protagonista dice ad Abu Aita: «Voglio diventare famoso, voglio che siano i migliori in circolazione a rapirmi. Al Qaida ormai è passata di moda, fa tanto 2001».

Prima che il suo interlocutore possa rispondere, Bruno gli suggerisce di tagliarsi i baffi, spiegando che «il vostro re Osama sembra un mago sudicio o un Babbo Natale barbone». Persino Abu Aita ha minacciato di fare causa a Baron Cohen. Sostiene infatti di essere stato coinvolto nelle riprese con l'inganno, pur non avendo nulla a che fare con le Brigate al-Aqsa. Per il momento l'attore non commenta. Né sembra nuovo a questo genere di situazioni, se è vero che quando uscì il suo film precedente, Borat, fu minacciato di morte sia negli Stati Uniti che in Kazakhistan.

Dopo quello del giornalista kazako Borat, Bruno è un altro dei personaggi creati per il talk show 'Ali G' dal poliedrico conduttore britannico, 37 anni, laurea a Cambridge, cresciuto in una famiglia di ebrei ortodossi, padre irlan­dese discendente da ebrei lituani e madre israeliana. Il film, dissacrante e volgare, dileggia gli americani e ogni minoranza o maggioranza etnico-culturale, e ha già causato non poche polemiche nella comunità gay.