25 aprile 2024
Aggiornato 08:30
Musica

Califano: «Il mio antidoto alla vecchiaia sono i giovani»

Una carriera la sua che, a 70 anni compiuti, non dà segnali di cedimento e che è nata e si è forgiata attraverso una lunga gavetta. Venerdì il nuovo album, l'artista: «Non amo talent show musicali»

ROMA - A quattro anni dal disco precedente 'Non escludo il ritorno' Franco Califano torna da venerdì con il nuovo album 'C'è bisogno d'amore'. Dodici brani, tra cui otto inediti e quattro rivisitazioni, in cui il cantautore si rinnova ed esplora uno dei sentimenti più misteriosi di ogni epoca. «Io non mi sento un limone spremuto - ha esordito il Califfo - ho ancora intenzione di andare avanti, anche perché non sento che nella musica italiana ci sia stato un vero 'ricambio generazionale', e tra i miei progetti c'è un cd, 'Roma in Jazz' potrebbe essere il titolo, in cui propongo le mie canzoni romane in una chiave jazz, dandogli dunque una veste elegante e, prima di altri 4 anni, vorrei fare uscire un nuovo album di inediti e rivisitazioni, anche se questo termine non mi piace molto».

Una carriera la sua che, a 70 anni compiuti, non dà segnali di cedimento e che è nata e si è forgiata attraverso una lunga gavetta. «Oggi basta accendere la televisione o la radio per ascoltare cantanti che non hanno alcuna personalità - ha raccontato Califano riferendosi ai protagonisti dei talent show come 'X Factor' o 'Amici' - questi giovani che partecipano ai talent show si illudono, creano successi sterili che durano poco: trascurano studi e lavoro per essere delle meteore. La musica per me deve nascere come hobby, nelle cantine, e poi se sboccia la passione va coltivata. Non si può essere popolari per qualche apparizione in tv, tutti i più grandi della musica che si sono affermati provengono da grandi sacrifici. Questi ragazzi invece mancano d'umiltà, si atteggiano, pensano di aver fatto tutto con un solo cd e non sanno che per andare su un palco bisogna avere una storia alle spalle».

Inoltre, accanto ai giovani che non ama musicalmente, ci sono alcuni 'giovani' quarantenni che apprezza. «Posso citare Federico Zampaglione, Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, Giorgia, Simona dei Dirotta su Cuba, Gianna Nannini, ma torniamo sempre al discorso che non si tratta di nuove leve. Per voci che potrebbero imporsi, come Giusy Ferreri, preferisco aspettare che crescano: ad esempio so che il suo tour non sta andando molto bene».

E il cantautore ha rivelato anche il 'segreto' della sua longeva carriera. «Ogni anno che passa ho più giovani al seguito - ha sottolineato - spesso mi chiamano nelle università per parlare con i ragazzi. Io credo che vogliano carpire da me quello che il mondo di oggi non riesce a dargli, mi chiamano 'Maestro' perché sanno che ho vissuto molteplici esperienze, non si accontentano di quello che 'passa' oggi in radio. E frequentando i giovani si invecchia di meno. E poi un'altra cosa in cui io credo molto è che nella vita, oltre al bisogno d'amore, sia sempre necessario sdrammatizzare. E' perché io ho sdrammatizzato che le persone si sono dimenticate dei miei tre anni e mezzo di carcere e che io l'ho superato. Per chi era dietro le sbarre ero diventato un'icona, rappresentavo chi viene dal nulla e che si mette contro le regole se non le ritiene giuste. Nella vita ci sono momenti che mi hanno appagato, in cui ho vissuto bene, e altri duri, come l'anno in cui ho avuto la meningite ma, come diceva Pasolini, 'Se cadi nell'inferno e risali su ne esci tanto di più'. Sulla mia tomba voglio che ci sia scritto 'Non escludo il ritorno' proprio perché voglio che nessuno pianga venendomi a trovare. Appena accendi la televisione si vede piangere, non se ne può più».

Argomento principale del nuovo album è l'amore, in tutte le sue sfaccettature, dalla prima traccia che dà il titolo al disco alla 'Nevicata del '56' cantata con Federico Zampaglione, da 'E la chiamano estate' con l'accompagnamento di Fabrizio Bosso ad 'Allora sì' con Nicky Nicolai e Stefano Di Battista, da 'Un tempo piccolo' a 'Due strade parallele', da 'Quello che non sappiamo' con Simona Bencini dei Dirotta su Cuba a 'Una donna', 'Strana la vita', 'Un secolo che va' e 'Pallide memorie'.

«In tutto il mondo secondo me c'è sempre bisogno d'amore - ha commentato l'artista - in tutte le razze e fra uomini e donne. E oltre all'amore c'è bisogno di prendersi delle pause da questa frenesia che ci divora. Nel nuovo disco c'è il mio tentativo di rinnovarmi, non perdendo di vista i testi, che sono stati la chiave del mio successo».

L'artista presenterà il cd venerdì a Roma da Messaggerie Musicali alle 18. «Oltre alla penna per gli autografi porterò con me due chitarristi e qualcuno che suoni le percussioni per regalare alle persone qualcosa di diverso dal solito». 'C'è bisogno d'amore', album prodotto e arrangiato da Alberto Laurenti, è il primo lavoro discografico della neonata etichetta Audacia di Aldo e Giuseppe Stornelli (distribuzione Sony Music).