20 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Cinema

Pupi Avati premiato dalla Regione Emilia-Romagna

Durante una serata omaggio per i quarant'anni di carriera ed i quaranta ciak

BOLOGNA – Profumo di grande cinema, ieri sera al teatro Medica di Bologna, dove Bologna e la Regione Emilia-Romagna hanno celebrato i 40 anni di professione ed il quarantesimo ciak di Pupi Avati. Sul tappeto rosso del Medica sono sfilati ricordi, testimonianze, immagini, attori che con Pupi e suo fratello Antonio hanno condiviso momenti brevi e lunghi di una vita artistica a tratti difficile, come ha sottolineato lo stesso regista, ma sempre ricca di riconoscimenti da parte di un pubblico che in Avati vede ormai un genere.

Il documentario
Sotto una grande silhouette di Avati vagamente hitchcockiana, Giorgio Comaschi ha condotto in maniera frizzante la serata, aperta da una sapiente prolusione di Gian Luca Farinelli, direttore della Cineteca di Bologna, che ha presentato il film «I luoghi immaginati. L’Emilia-Romagna nel cinema di Pupi Avati», documentario prodotto dalla Regione e firmato dal regista Riccardo Marchesini. Una sessantina di minuti sulle tracce delle location che hanno tracciato l’opera di Avati sin dagli esordi più compiuti, a partire da quel «La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone» che con le ambientazioni nella bassa bolognese segnò quello che sarebbe stato un tratto distintivo di tutta la produzione avatiana: l’indissolubile legame dell’autore con la propria terra di origine.

«Un quinto di tutta la produzione cinematografica qui girata è firmata da Pupi Avati», ha efficacemente sintetizzato Farinelli, seguito a ruota dallo stesso regista che sul palco del Medica ha sottolineato: «Le cose che ti succedono nei primi 30 anni ti marchiano per tutta la vita». Quindi in primo piano, per tutta la serata, sullo schermo dei ricordi sono scivolate la Bologna dei tanti ciak (compreso quello in attuale lavorazione, «Il figlio più piccolo», con Nicola Nocella e Maurizio Battista), la Minerbio del cult-horror «La casa dalle finestre che ridono», la Milano Marittima dell’inquietante «Zeder», il delta del Po, lo straordinario Appennino bolognese di «Una gita scolastica».

Le testimonianze
E poi ancora i ricordi di Antonio Avati e gli spassosi aneddoti di Pupi, vero entertainer (spassosi i ricordi degli esordi con i dimenticati «Balsamus» e «Thomas») ma anche maestro di sensibilità, come è stato ricordato dai suoi attori che si sono succeduti nei commenti dalla platea.
«Sono stato un buon centrocampista nella squadra Pupi – ha detto Gianni Cavina, oltre una ventina di film col regista -, che ha corso molto e qualche volta ha anche fatto gol».
«Pupi – ha commentato Lino Capolicchio – è un mago che tende a stupirti e che a volte stupisce anche sé stesso». «A 20 anni Pupi ha cambiato la mia vita», ha detto Vanessa Incontrada riferendosi all’impegno ne «Il cuore altrove» con Neri Marcorè. «Nel mio primo film con lui mi ha chiesto di non essere bella – ha scherzato Laura Morante -, nel secondo di non essere intelligente: ho paura di cosa mi chiederà in futuro».
Luca Zingaretti ha posto l’accento sul fatto che «con Pupi un attore può lasciarsi andare, concentrandosi sul proprio ruolo, perché sa che c’è qualcuno che lo ripesca nel caso andasse fuori dalle righe». Un elemento emerso anche dalla testimonianza di Sidne Rome («Pupi ha uno stile che non tradisce mai»), mentre Christian De Sica ha affermato che «Pupi mi ricorda molto mio padre, per la sua capacità di essere diretto, la mancanza di sovrastrutture». E poi ancora testimonianze di Bob Messini, di Davide Celli, Pierpaolo Zizzi, Carla Astolfi.

La premiazione
«Questo omaggio mi ha fatto piangere», ha poi confessato Pupi, prima di essere applaudito con una standing ovation e premiato dal presidente della Regione Vasco Errani, presente al Medica insieme all’assessore alla Cultura Alberto Ronchi, alla presidente dell’Assemblea legislativa Monica Donini ed altri rappresentanti delle istituzioni.

«Pupi Avati ha qui le sue origini – ha commentato Errani -, ed ha saputo raccontare, interpretare questa terra da tanti punti di vista, dimostrando quanto siano importanti le proprie radici: questo è un elemento importantissimo, particolarmente in questi tempi. Penso che il riconoscimento che noi oggi attribuiamo al maestro sia più che meritato e ad esso voglio aggiungere un grazie da parte dell’Emilia-Romagna».