14 dicembre 2024
Aggiornato 07:30
CRONACA

Sparò e uccise l’uomo sbagliato, il caso risolto a 31 anni dall’omicidio

A morire fu un innocente, reo di assomigliare all’obiettivo dell’agguato e di frequentare lo stesso bar: la Squadra Mobile indaga sugli omicidi irrisolti

TORINO - Sono passati 31 anni dalla morte di Roberto Rizzi, ucciso «per sbaglio» con un colpo di pistola alla testa mentre si trovava all’interno del bar «I Tre Moschettieri», in via Pollenzo 37. Un omicidio rimasto per lungo tempo senza colpevoli, il cui caso è stato risolto nell’ultimo periodo dalla polizia di stato. Il colpevole? Vincenzo Pavia, ex collaboratore di giustizia.

L’OMICIDIO - E’ stato lo stesso Pavia, nel giugno scorso, a confessare l’omicidio che va ad aggiungersi agli altri otto di cui è ritenuto colpevole. Per capire cos’è successo bisogna fare un salto indietro di 31 anni, al 20 maggio 1987: quel giorno Pavia, su incarico di Saverio Saffioti, entrò nel bar «I Tre Moschettieri» con l’obiettivo di uccidere Gennaro Francesco, detto «Franco il Rosso». Ingannato da una somiglianza fisica e dalla frequentazione del medesimo locale, il sicario sparò e uccise Roberto Rizzi, vittima di uno scambio di persona. Il giorno dopo, leggendo il giornale, Pavia si accorse di aver sbagliato persona e di aver ucciso un innocente. 

IL CASO RISOLTO DOPO 31 ANNI - La Squadra Mobile di Torino, partendo da queste dichiarazioni, ha indagato sulla serie di omicidi che hanno insanguinato Torino e provincia negli anni ’80, sino ad arrivare al caso dell’omicidio di Roberto Rizzi: Pavia fece parte dell’organizzazione criminale con a capo Domenico Belfiore, condannato all’ergastolo per l’omicidio del procuratore della Repubblica Bruno Caccia. Dopo la carcerazione di Domenico Belfiore, il vertice della famiglia passò a Salvatore Belfiore, che trovò in Saverio Saffioti un valido complice. Fu Saffioti il mandante dell’omicidio, poi eseguito da Pavia. A rispondere dell’omicidio, comunque, sarà solo Vincenzo Pavia, dal momento che il mandante fu a sua volta assassinato nel giugno del 1992 sempre per volontà di Salvatore Belfiore. Anche il vero obiettivo dell’agguato, Gennaro Francesco, detto «Franco il Rosso» finì comunque assassinato nell’agosto del 1988. Una serie infinita di crimini, su cui sono ancora in corso accertamenti della Squadra Mobile.