26 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Dalla Questura

Rapito e chiesto un riscatto di 3 milioni di euro, disavventura per un giovane 27enne

Per un imprevisto è riuscito a farsi liberare dai sequestratori che, a un anno dai fatti, sono stati individuati e arrestati. Il giovane ha denunciato a fatica, convinto da un amico

TORINO - Tre milioni di euro per il riscatto e un piano progettato nei minimi dettagli. «Peccato» che un imprevisto abbia mandato tutto all’aria e così a un anno da quel rapimento è scattato l’arresto per tre persone e una quarta, quella che insieme a un’altra avrebbe compiuto materialmente il reato, è in attesa della decisione della Cassazione. Ma andiamo con ordine. Tutto inizia nel pomeriggio del 24 aprile 2017: N.I., nato a Reggio Calabria 28 anni fa, sta per uscire da un albergo con la sua auto e in compagnia di un amico. Viene avvicinato da due poliziotti (in realtà i rapitori travestiti) che in un attimo lo incappucciano rilegandolo sui sedili posteriori e costringono l’amico a mettersi al volante per raggiungere un garage in zona Juventus Stadium.

L’IMPREVISTO - Una volta entrati nel garage, il ventottenne viene legato con delle fascette alle mani e ai piedi e gli viene intimato di consegnare i soldi che, secondo i sequestratori, possiede. Ma nulla, il giovane non ha molto addosso. Così viene costretto a chiamare un amico in modo che si rechi a casa sua per prendere contanti e preziosi che il sequestrato avrebbe a disposizione. Dopo la telefonata, il ragazzo viene liberato ma, mentre gli tagliano le fascette, gli provocano senza farlo apposta una profonda ferita alla caviglia. Il sangue inizia a sgorgare senza fermarsi e così, in preda al panico, la vittima viene riconsegnata all’amico con cui era uscito dall’albergo che lo porta in ospedale. Qui la ferita lacero contusa viene suturata dai medici.

LA DENUNCIA - Non avrebbe voluto denunciare quanto accaduto. Il giovane sequestrato viene infine convinto dall’amico e si reca dalla polizia che iniziano le indagini, per nulla semplici, che durano quasi un anno. La dinamica viene ricostruita tutta, viene individuato il «covo» dove era stata segregata la vittima e vengono trovate tracce di Dna della vittima, nonostante il luogo fosse stato pulito anche con l’acido. Alla fine i rapitori vengono tutti identificati. Si tratta di A.A., 58 anni, semilibero e già condannato anche per omicidio, C.C., 30 anni, venditore di auto, A.S., 48 anni carrozziere. A questi si aggiunge ancora B.F., 35 anni anche lui carrozziere e venditore di auto, latitante per alcuni mesi a Dubai e attualmente libero per un vizio di forma, in attesa della pronuncia della Corte di Cassazione.