Fondazione Torino Musei, i sindacati chiedono fatti: scoppia la polemica sulle slides di Appendino
Si torna a parlare dei 28 lavoratori in esubero della Fondazione Torino Musei. Le criticità della bozza 'rispedita al mittente' dai sindacati sono essenzialmente tre
TORINO - Sembrava tutto sistemato e invece si torna a parlare dei 28 lavoratori di esubero della Fondazione Torino Musei. Nella giornata di ieri infatti, lunedì 19 febbraio, i sindacati hanno inviato una lettera a Comune e Regione in cui richiedono di tornare al tavolo di crisi. L'accordo non sembra ancora essere stato raggiunto «La bozza assicura le soluzioni individuate nel tavolo di crisi del 30 gennaio, ma come si passa dalle parole al concreto? Noi torniamo al tavolo con l'intenzione di firmare l'accordo, stiamo solo sollecitando le Istituzioni affinchè si possa passare dalle parole ai fatti. Per il momento non vediamo l'avanzamento delle cose» hanno affermato Carlo Adorno (UIL) e Dante Ajetti (CGIL).
LAVORATORI - I problemi della bozza sono essenzialmente tre. Innanzitutto manca la delibera ufficiale della ripresa in carico del Borgo Medievale da parte del Comune di Torino. Nonostante le dichiarazioni ufficiali, a oggi, non c'è ancora nulla di scritto e questo preoccupa non poco i sindacati. «Affinchè la Fondazione Torino Musei possa ritirare il provvedimento di licenziamento controllato è necessario che tutti i tasselli del puzzle vadano al loro posto e la cessione del Borgo Medievale (con il suo peso nel bilancio) è fondamentale. Non mettiamo in dubbio la buona fede, ma vogliamo vedere i fatti» hanno spiegato i sindacati. Il secondo punto riguarda i dipendenti comunali a cui è stata data la possibilità, qualora lo volessero, di rientrare in Comune. Di questi quattro, al momento, solo una è rientrata. Dei tre rimasti invece: una non ha intenzione di accettare la proposta, mentre per i due custodi (della GAM e del Borgo Medievale) si pongono altre questioni di natura abitativa.
PARTECIPATE - Ancora più delicata appare la posizione dei tre lavoratori del Museo Diffuso della Resistenza, di cui il Comune ha dichiarato che si sarebbe fatto carico, fino all'assunzione definitiva in una delle partecipate di Palazzo Civico. Cosa succederà il 31 marzo dunque quando scatterà il licenziamento da parte della Fondazione? «Le partecipate hanno il blocco delle assunzioni fino al 31 giugno e per entrare in Comune bisogna passare attraverso i bandi, senza contare che il contratto di queste tre persone, a oggi, è ancora con la Fondazione» proseguono i sindacati, auspicando che ci possa essere presto un incontro per fare chiarezza su questi punti.
POLEMICHE - Dai lavoratori poi si passa all'agone politico: in occasione del passaggio di Luigi Di Maio a Torino per la sua campagna elettorale, il Movimento 5 Stelle di Torino ha preparato dei volantini in cui figurava una lista di 100 cose fatte dalla Giunta Appendino in questo primo anno e mezzo di mandato. Non è sfuggito ai più il punto 99 che parlava del caso dei 28 lavoratori della Fondazione Torino Musei. Se in un primo momento nelle slides diffuse dalla stessa Appendino si leggeva 'Riassorbimento dei 28 esuberi della Fondazione Torino Musei', questa è stata poi tempestivamente corretta in 'Impegno della città a ricollocare gli esuberi della Fondazione Torino Musei'. Solo una questione di forma? Non è di questa opinione, Chiara Foglietta, vice capogruppo del PD in Consiglio Comunale che, guardando alle slides pentastellate, afferma: «Le cose sono tre: o la Sindaca non si ricorda che alcuni degli esuberi aspettano risposte circa la loro collocazione nelle partecipate della Città o gli addetti alla comunicazione, che paghiamo coi soldi pubblici e si occupano di far campagna nazionale, non sono a conoscenza della situazione, o nel week end sono stati ricollocati tutti a loro insaputa. Eppure sarebbe facile, prima di farsi belli sulle vite degli altri, chiamare uno a caso di queste 28 persone (all’inizio piaceva tanto alla Sindaca usare il telefono invece che fare dichiarazioni pubbliche, ricordate?) per sapere che la situazione è molto diversa da quella descritta sul sito della sindaca».
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