2 maggio 2024
Aggiornato 22:30
Ex Moi

Ex Moi: tutti i retroscena sul trasferimento dei migranti, parla l'assessore Schellino

A distanza di una settimana, l'assessora Sonia Schellino riporta in Consiglio Comunale, passo dopo passo, i dettagli dello spostamento dei migranti dalle palazzine dell'Ex Moi di via Giordano Bruno

TORINO - «Vi racconto come è stato» così l'assessora Sonia Schellino riporta in Consiglio Comunale, passo dopo passo, i dettagli dello spostamento dei migranti dalle palazzine dell'Ex Moi di via Giordano Bruno, occupate ormai da anni, ai locali messi a disposizione dalla diocesi di Torino. Dopo una prima fase di sfollamento pacifica e ordinata, racconta l'assessora, avvenuta nella giornata di lunedì 20 novembre si sono registrate alcune tensioni relative a una decina di abitanti delle cantine che hanno abbandonato a fatica i luoghi che avevano abitato fino a quel momento. 

MIGRANTI - Le operazioni di sgombero dei locali sono avvenute di concerto grazie alla collaborazione della Regione Piemonte, Città Metropolitana, Comune di Torino, Prefettura, Compagnia di San Paolo e Diocesi. «Abbiamo iniziato ad evacuare le persone che vivevano nelle condizioni di vita peggiori» ha spiegato Schellino «Domenica abbiamo avvisato gli abitanti delle palazzine che i giorno dopo sarebbe avvenuto il trasferimento. Il mattino successivo in tanti si sono fatti trovare già pronti e disponibili a spostarsi. Per altri invece, più diffidenti, è stata necessaria un'operazione di convincimento che si è conclusa martedì sera». Non sono poi mancate alcune tensioni: durante il sopralluogo di martedì 21 novembre infatti alcuni degli uomini che erano rimasti all'interno delle palazzine hanno preso a secchiate d'acqua le forze dell'ordine e il project manager. «Io non ho preso la secchiata solo perchè sono stata più agile a spostarmi» spiega l'assessora. 

EVACUAZIONE -  A una settimana di distanza la situazione appare stabile: tutti i migranti sono stati evacuati ed è  stata messa una cancellata che impedisce l'accesso ai garage prima occupati abusivamente. «Non vogliamo una medaglia» ha proseguito Schellino, «é solo il primo passo di un cammino lungo in cui tutti i firmatari del protocollo stanno continuando a lavorare». Ora dal Comune di Torino stanno cercando di costruire un progetto per far sì che queste persone possano lavorare nel mondo del riciclaggio dei rifiuti ed essere così parte attiva nella comunità torinese.