30 aprile 2024
Aggiornato 09:30
Università

Due professori universitari torinesi nel caos, tra i 59 indagati per i concorsi truccati

Insegnano Economia e Management e Giurisprudenza all’Università di Torino. Rientrano tra gli indagati della procura di Firenze per le abilitazioni facilitate all’insegnamento di diritto tributario

TORINO - Nel caos per le abilitazioni all’insegnamento di diritto tributario sono rientrati anche due docenti dell’Università di Torino, professori a Giurisprudenza e a Economia e Management. La procura di Firenze ha iscritto anche loro nel registro degli indagati e ha fatto scattare anche per loro la perquisizione domiciliare e dell’ufficio, nell’ambito nell’inchiesta sui concorsi «truccati».

7 ARRESTATI, 22 SOSPESI - In totale, per il momento, l’inchiesta ha portato all’arresto di 7 professori universitari, alla sospensione per un anno di altri 22 e a un totale di 59 indagati, tra cui i due torinesi. Secondo i magistrati di Firenze, città in cui è scattata l’indagine, dietro i concorsi per l’abilitazione c’erano accordi corruttivi sistematici tra i docenti di diritto tributario finalizzati a rilasciare le abilitazioni all'insegnamento secondo logiche di spartizione territoriale e di reciproci scambi di favori, con valutazioni non basate su criteri meritocratici bensì orientate a soddisfare interessi personali, professionali o associativi.

NON SEI IN LISTA, RITIRATI - Tutto è partito da una singola denuncia presentata da un ricercatore a cui era stato consigliato di ritirarsi nonostante la sua carriera professionale fosse superiore a quella di altri candidati: «Non sei nella lista, ritirati dal concorso», si è sentito dire quando aveva un registratore con sé, «non è che non sei idoneo, non rientri nel patto, non sei in lista, ritirati per mantenerti integra la possibilità di farlo in un secondo momento, e quindi poter ripresentarla alla tornata successiva». La denuncia presentata dall’avvocato professore Philip Laroma Jezzi di Firenze ha fatto aprire il fascicolo alla procura e poi si è esteso in tutta Italia a macchia d’olio. Le accuse sono, a vario titolo, di corruzione, induzione indebita e turbativa del procedimento amministrativo.