27 aprile 2024
Aggiornato 06:30
Dopo i fatti di piazza San Carlo

«Abbiamo soccorso 350 persone in un’ora e mezza. Impressionante vedere la paura negli occhi della gente»

Quando in un evento oltre 1.500 persone rimangono ferite c'è bisogno di ambulanze pronte e operatori preparati e coordinati alla perfezione. Sabato notte è andata proprio così. Tra i soccorritori c'erano anche gli uomini della Croce Rossa. Abbiamo intervistato il responsabile della Sala Operativa Provinciale di Torino

TORINO - Negli occhi di tutti è rimasta l’immagine della folla impaurita in fuga verso un posto sicuro, senza sapere davvero da cosa stava scappando. I telegiornali e le pagine cartacee e web dei media si sono focalizzate su quegli attimi in cui è iniziato il tutto, quando dopo il terzo gol del Real Madrid dall’esterno dalla piazza alcuni hanno iniziato a correre e, come un’onda del mare, ha dato il via alla psicosi di massa. In tutto questo è rischiato di passare in secondo piano ciò che è stato fatto per tutta la notte da chi tutti i giorni è in giro per la città ad aiutare i torinesi: le forze dell’ordine, i vigili del fuoco e coloro che hanno prestato soccorso e trasportato i feriti negli ospedali cittadini e della provincia. Sabato sera in piazza San Carlo non sarebbero dovuti essere presenti gli operatori della Croce Rossa, accorsi invece in fretta e furia quando è scoppiato il caos. «Siamo stati chiamati da un nostro volontario che era lì in quel momento», ci spiega Davide Sussi, il responsabile della Sala Operativa Provinciale di Torino della Croce Rossa, «dopo esserci coordinati con il 118 siamo intervenuti in centro a Torino. La prima cosa che abbiamo notato è che c’era gente che fuggiva, non tanto nel perimetro di piazza Castello, quanto nelle vie limitrofe». Un fuggi fuggi generale che ha provocato oltre 1.500 feriti. «Ne abbiamo soccorsi davvero tanti», ci racconta ancora Sussi,»Sul posto avevamo una cinquantina di operatori dei Comandi provinciali specializzati in attività di emergenza, 13 ambulanze attive e 3 pulmini, più il soccorso avanzato in piazza Castello».

Assistenza fino alle tre di notte
Arrivati in piazza San Carlo intorno alle 23, la Croce Rossa è rimasta in centro a Torino fino alle tre di notte inoltrate. Per capire la mole di lavoro basti pensare che nella prima ore e mezza hanno soccorso oltre 350 persone. «Dalla tv sembrava che dopo un po’ si fosse calmata la situazione. Almeno guardando le immagini della piazza sembrava essere così. E invece no. Ma in particolare abbiamo trovato una situazione di allarmismo talmente diffuso che soprattutto le vie limitrofe erano piane di tifosi che correvano o erano feriti. Noi siamo rimasti lì e a fare avanti e indietro tra centro e ospedali fino alle tre di notte, poi si è calmato di più tutto». Un lavoro certamente non facile quello di soccorritore ma che, anche se non sempre gliene si riconosce il merito, è d’aiuto come non mai in occasioni di emergenza. «Ci sono tante persone da ringraziare. In particolare i miei vanno a tutti i Comitati della Provincia di Torino per la pronta risposta nei soccorsi e al 118».

«La cosa più brutta? Gli occhi della gente»
Per la città e per chi era in piazza San Carlo la notte di sabato rimarrà indelebile per un lungo periodo. «La cosa più ‘brutta’ che ho visto sono stati gli occhi delle persone, si percepiva nettamente la paura. Di contro posso dire di essere rimasto piacevolmente colpito dalla sinergia di tutti gli enti in campo e quindi noi, la Croce Verde, il 118 e le associazioni a presidio dell’evento. Siamo sempre pronti al peggio e lo saremmo stati anche in caso di vero attentato terroristico, ma nel momento di caos c’è il rischio che non sia sempre facile riuscire a gestire le emozioni e gli interventi. Sabato notte è stato tutto coordinato alla perfezione». Ogni giorno (e notte) operano sulle strade di Torino in ogni condizione e situazione, ma anche la Croce Rossa è formata da persone umane con delle emozioni e delle paure. Non solo chi era già in piazza da semplice tifoso, ma anche chi è stato chiamato in causa per aiutare gli altri ha risposto al meglio senza farsi prendere dal panico: «Non è facile comportarsi bene e mantenere la calma quando sei coinvolto», ci spiega il responsabile Davide Sussi, «avere paura è normale, ma quando diventa panico non si ha più un alleato vicino a sé. Parlo per me: in occasioni del genere c’è sempre un conflitto interiore perché da una parte si pensa alla salvaguardia di se stessi, dall’altra si vorrebbero aiutare più persone possibili. Il nostro obiettivo è quello di salvare vite umane». Paura nell’intervenire visto che arrivavate in piazza San Carlo più tardi rispetto agli accadimenti? «No, assolutamente. L’organizzazione e la preparazione dei nostri uomini sono fondamentali. Prima di mandare i nostri operatori mi sono solo preoccupato di capire la natura dell’evento, di capire se si trattasse di un attentato oppure no».

Stress post traumatico per chi era in piazza
Se da un lato gli operatori della Croce Rossa sono abituati a trovarsi in condizioni di emergenza, dall’altro ci sono i semplici cittadini che invece non sono così familiari con certe situazioni. «Per chi si è trovato in mezzo alla piazza sabato c’è il rischio di un effetto di stress post traumatico, una cosa che non va sottovalutata», ci spiega ancora Davide Sussi, il responsabile della Sala Operativa Provinciale di Torino, «noi abbiamo gli psicologi del Sep che aiutano a superare questo trauma. Uno dei sintomi più frequenti è l’insonnia che si verifica quando cala l’adrenalina per l’avvenimento». Come ci si dovrebbe comportare in queste occasioni? «Non c’è un decalogo di come comportarsi perché, come detto prima, quando la paura si trasforma in panico è difficile rimanere lucidi. Quello che si dovrebbe fare ogni volta che si va a un evento di grosse dimensioni è informarsi bene del luogo in cui si sta andando, vedere la location, controllare le vie di fuga e i punti di primo soccorso e anche dove sono le forze dell’ordine. Inoltre i genitori dovrebbero evitare di portare i bambini e, se proprio devono, sarebbe meglio evitare di tenerli in posizioni rischiose. Infine non bisogna far abuso di alcol o di sostanze stupefacenti».