29 aprile 2024
Aggiornato 06:00
Cronaca

Epidemia di morbillo: in Piemonte si contano 145 casi dall'inizio dell'anno

Il 72% dei pazienti accertati ha un età superiore ai 20 anni. I dati riguardo il contagio vengono resi noti dal SEREMI (Servizio Regionale di Epidemiologia)

TORINO - Con 145 casi accertati dall'inizio dell'anno, in Piemonte si parla di epidemia di morbillo. Non sono immuni neppure gli operatori sanitari, tra i quali sono stati registrati 19 casi di contagio. La malattia è causata da un virus e si presenta, generalmente, con eruzioni cutanee simili a quelle della rosolia o della scarlattina. Tuttavia il morbillo non va preso sotto gamba. Infatti, se è vero che la malattia non si manifesta, nella maggior parte delle volte, con sintomi gravi, è altrettanto vero che un numero compreso tra i 30 e 100 pazienti, ogni 100.000, non sopravvive al contagio, a causa complicanze varie.

I numeri dell'epidemia
I dati forniti dal SEREMI (Servizio di riferimento Regionale di Epidemiologia per la sorveglianza, la prevenzione e il controllo delle Malattie Infettive) resi nati dalla Stampa di Torino, mostrano che la malattia si è propagata piuttosto rapidamente in Piemonte: dai 16 casi registrati lo scorso anno si passa ai 145 dei primi due mesi del 2017. Di questi, 72 provengono dall’Asl To1, 33 dall’azienda sanitaria che raggruppa Venaria, Rivoli e Pinerolo, 43 pazienti sono stati segnalati dall’Asl To4 e, infine, solo 9 dagli ambulatori di Chieri e Moncalieri. Nel resto della regione poi sono stati accertati appena 4 ammalati. Si precisa inoltre che, della totalità dei casi segnalati, Il 72% dei pazienti ha un età superiore ai 20 anni.

I vaccini antimorbillo
Per combattere il morbillo le aziende sanitarie sono solite fornire il vaccino gratuitamente ai 15 mesi di vita del bambino e il "richiamo" raggiunti i sei anni. Per i non vaccinati invece si propone l'assunzione durante l'età dello sviluppo, a 15 anni. Attualmente, fanno sapere dal SEREMI, le vaccinazioni antimorbillo sarebbero inferiori al 95%. Prendiamo, a mo' di esempio, i dati che provengono dell’Asl To4, dove nel 2013 e 2014 hanno effettuato il vaccino antimorbillo, rispettivamente l'86 e l'87,7% dei neonati. Tali valori, spiegano gli esperti, non garantiscono l'immunità definita di "gregge" che permetterebbe di mettere al sicuro dal contagio anche i non vaccinati.