5 maggio 2024
Aggiornato 13:30
Video anteprima

Anteprima mostra «Sulla scena del crimine»

La fotografia artistica e quella forense sono davvero così diverse? Se la prima si è spesso interrogata sull’effettiva verosimiglianza del mezzo fotografico nel descrivere la realtà, la seconda ha fatto della ricerca e della documentazione della verità la sua ragione d’esistere.

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TORINO - L’esposizione analizza la storia della fotografia forense e mostra un corpus di opere che coprono più di un secolo di storia, dai primi scatti entrati nelle aule di tribunale fino alle foto satellitari usate dalle organizzazioni per i diritti umani per denunciare l’uccisione di civili, come nel caso degli attacchi con i droni. Immagini forti, molto diverse tra loro, ma accomunate dalla terribile violenza che documentano e di cui sono prova.

Undici le sezioni della mostra
Una selezione di undici casi-studio per illustrare un approccio scientifico al mezzo fotografico, volto a renderlo uno strumento nelle mani della giustizia. Una ricerca molto diversa da quella portata avanti in campo artistico, ma non per questo priva di un suo tetro fascino, nobilitato dalla solennità della Storia. Ma la fotografia artistica e quella forense sono davvero così diverse? Se la prima si è spesso interrogata sull’effettiva verosimiglianza del mezzo fotografico nel descrivere la realtà, la seconda ha fatto della ricerca e della documentazione della verità la sua ragione d’esistere.

La forza della fotografia
Questa mostra esplora contemporaneamente la potenza e i limiti del mezzo fotografico nella ricerca della verità. La potenza è quella dell’immagine, più d’impatto e più convincente di quanto potranno mai esserlo parole o cifre. Il limite è quello della tecnica, che spesso smentisce l’idea secondo cui l’obiettivo del fotografo non è altro che un occhio infallibile, che tutto coglie e tutto registra, capace di catturare l’attimo e di fermare in questo modo il tempo.