3 maggio 2024
Aggiornato 12:00
Caso CIC

Parlano i dipendenti della CIC: «Non descriveteci come uno stipendificio»

I 136 addetti ad un passo dalla disoccupazione firmano un documento congiunto, e chiedono alle istituzioni di assumersi le proprie responsabilità.

IVREA - «Riteniamo che il nostro lavoro eroghi servizi indispensabili per le loro caratteristiche, da trent'anni svolgiamo attività di supporto per la sanità e per gli enti pubblici del Canavese e del Piemonte, con professionalità e dedizione, tanto da investire le nostre tredicesime e quattordicesime per il proseguo delle attività verso i nostri soci. Pensiamo che la politica, in tutte le sue sfaccettature, abbia la responsabilità dell'attuale situazione. Chiediamo di ascoltare la nostra voce e di non descriverci come un 'carrozzone', un 'poltronificio' o uno 'stipendificio'. Sono termini che non ci rappresentano e che offendono la nostra professionalità. Ribadiamo la nostra intenzione di contrastare con tutti i mezzi legittimi e consentiti dalla legge la chiusura anche parziale del Cic» così i 136 addetti del Consorzio in liquidazione prendono posizione rispetto agli accadimenti delle ultime settimane, ed anche rispetto ai commenti - spesso poco piacevoli - espressi in più sedi sulle attività  professionali svolte in seno all'ente».

PREOCCUPAZIONE PALPABILE - I dipendenti si avviano inesorabilmente verso la disoccupazione, il consorzio, salvo interventi last minute è destinato a chiudere per la fine dell'anno, ovvero quando termineranno le commesse attualmente in essere gestite con l'esercizio provvisorio in mano a Giuseppe Inzirillo, attuale liquidatore ed ex presidente ed amministratore delegato di Cic. La preoccupazione quindi è palpabile, gli addetti nel documento congiunto sottoscritto nei giorni scorsi, e appaiato ad un'ora di sciopero, si appellano alle istituzioni invitandole a prendere atto delle proprie responsabilità. Non manca un richiamo ai soci-enti, nella speranza che esprimano sostegno nei confronti di un consorzio che chiuderà nonostante gli 8 milioni di commesse pubbliche nel cassetto.