Golf: ecco Manassero e i Molinari brothers
Settimana storica, mai tre «azzurri» al via del major di Augusta
AUGUSTA - Meno male che Tiger Woods ha deciso di sconvolgere la sua vita e il mondo del golf proprio nei cinque mesi che hanno preceduto questo Masters. Altrimenti, con ottime probabilità, l'impresa dei tre italiani approdati al major di Augusta avrebbe corso il rischio di passare quasi del tutto inosservata. Se per il resto del mondo questa edizione del Masters sarà l'occasione del ritorno in campo del numero uno al mondo, travolto dallo scandalo delle infedeltà coniugali e dalla fuga di numerosi sponsor più o meno storici ma sicuramente danarosi, per il movimento italiano la quattro giorni al via domani è un'occasione storica, la prima con tre 'azzurri' ai nastri di partenza del torneo Slam che assegna l'ambitissima giacca verde. Il 16enne Matteo Manassero, vincitore del British Open per dilettanti, è il giocatore più giovane nella storia del Masters Tournament, mentre Edoardo e Francesco Molinari sono i primi fratelli a partecipare al torneo di Augusta dopo i giapponesi Jumbo e Joe Ozaki nel 2000.
«Avere due professionisti e un dilettante è davvero qualcosa di storico», ha detto Francesco ad Associated Press, «non molto tempo fa una cosa simile sarebbe stata impensabile. Di certo ci saranno più persone davanti alla televisione per il Masters, forse anche chi non gioca a golf. Speriamo che aumentino gli appassionati e i praticanti». L'Italia, che in campo sportivo viaggia spesso con svariati anni di ritardo rispetto ai Paesi più 'evoluti', vede ancora nel golf uno sport d'elite, tanto che la soglia dei centomila tesserati in federazione è stata superata solamente nel 2009. Nella storia del movimento azzurro l'unico grande campione arrivato a competere ad altissimi livelli è stato Costantino Rocca, sconfitto da John Daly nel memorabile spareggio finale al British Open del 1995 e vittorioso su Tiger Woods in un match play della Ryder Cup del 1997. «Vedere tre italiani in un major è straordinario, in particolar modo al Masters», ha detto Rocca, «è un qualcosa che mi riempie d'orgoglio».
Nel 2006 Francesco Molinari fece da caddie al fratello Edoardo proprio al Masters: «Ricordo parecchi suoi tiri, mi potrebbe essere d'aiuto quell'esperienza. Edoardo», ha detto Francesco, «giocava in terzetto con Woods e avere la possibilità di guardarlo da vicino fu un'esperienza incredibile. Imparai parecchie cose». I due fratelli si sono qualificati al Masters grazie al loro ranking, che a fine 2009 vedeva Francesco al 38.mo posto ed Edoardo al 48.mo (ad Augusta vengono invitati i primi 50): a novembre, poi, i Molinari sono divenuti i primi fratelli a vincere la Coppa del Mondo regalando il trofeo iridato all'italia con una vittoria sudata, strappata con un solo colpo di margine su Svezia ed Irlanda. La scorsa stagione ha sorriso in particolar modo anche a Manassero, riuscito a chiudere con uno straordinario 13.mo posto la sua prima esperienza al British Open dei grandi.
Manassero, che compirà 17 anni otto giorni dopo la fine del Masters, domani sul suo primo tee batterà il record di precocità per un iscritto al Masters scavalcando negli annali Tommy Jacobs, che nel lontano 1952 debuttò ad Augusta a 17 anni, un mese e 21 giorni. «E' sempre bello migliorare dei record, ma io non sento alcuna pressione», ha spiegato Manassero ad Associated Press. «Manassero ha 16 anni», ha spiegato Rocca, «perciò nessuno gli dice che deve fare bene o che deve vincere. Per lui si dovrebbe trattare solamente di una fantastica esperienza da prendere sul serio, ma senza pressioni. Dovrà provarci e dovrà imparare a giocare quel percorso». Il Masters è l'unico torneo non itinerante tra le quattro prove del Grande Slam. Una fortuna, quindi, poter discutere con Rocca delle insidie dell'Augusta National: «A Manassero ho spiegato alcune cose, ad esempio che alcune buche potrebbero richiedere tre putt e che è meglio farli tutti per non ritrovarsi a dover fare due colpi in più».