5 maggio 2024
Aggiornato 21:00
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Da Nacka a Lavezzi, il pallone tra genio e sregolatezza

La vita dissoluta di campioni mancati o affermati

«Una cosa sia chiara: se fai il professionista devi farlo sempre. Se sei un atleta non vai a bere di notte e non vai a prostitute«. Dallo sfogo del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, si evincono due cose: la prima è che il rapporto tra i partenopei e Ezequiel Lavezzi sembra sempre più logoro, la seconda è che non avrebbe mai acquistato George Best. Nella storia dello sport, e più in particolare in quella del calcio, il binomio genio-sgregolatezza ha radici profonde, come testimonia l'asso nordirlandese che, tracciando un bilancio della propria carriera, affermava: «Se non fossi stato anche bello, non avreste mai sentito parlare di Pelé. La mia vita? Qualcosa mi è anche sfuggito, miss Germania o miss Canada per esempio«.

I vizi di Best non si esaurivano certo lì, celebre anche la sua nostalgia per il mare, nonostante la casa sulla spiaggia acquistata al tempo del suo trasferimento negli Stati Uniti: «All'acqua non ci sono mai arrivato, perché prima doveva passare davanti a un bar«. Quello dell'alcool è un problema comune ad altre grandi star del pallone, da Paul Gascoigne (una carriera gettata sul fondo di un bicchiere) ad Adriano, come ha ammesso lo stesso attaccante brasiliano: «Ho provato a scaricare ogni mio problema nell'alcool, ho sbagliato senza però voler creare problemi«.

Anche l'Italia, a cavallo tra gli anni '70 e '80 ha avuto il suo Best: Luca Zigoni, grande talento legato in maniera indissolubile alla reputazione di ribelle ed eccentrico. Raccontò di aver sofferto a lungo la cessione dalla Roma al Verona: «Mi misi a piangere, ma che vita mi potevo aspettare a Verona?«. Amante del tiro a segno dalle stanze di albergo dei ritiri («il miglior pistolero era Mascalaito, poi venivo io«), celebre per essersi presentato in panchina con pelliccia e cappello da cowboy, Zigoni rispondeva così a chi lo accusava di essere un simulatore: «Cado sempre perché sono stato con una donna fino alle cinque del mattino«.

Di Maradona ormai invece si è scritto tutto, tra problemi di droga, figli sparsi per il mondo e vere e proprie resurrezioni che però non hanno cancellato il rammarico. «Emil, ti rendi conto di che grande giocatore sarei stato senza la cocaina? - chiedeva l'ex pibe de oro al regista Kusturica in un recente documentario - Ti rendi conto che giocatore ci siamo persi?«. Nel frattempo a perpetrare la leggenda dalla maglia numero 7 del Manchester United, che fu di Best, ci hanno pensato giocatori come Eric Cantona (celebre il suo colpo di kung-fu ai danni di un tifoso del Crystal Palace) o, più recentemente, Cristano Ronaldo. Il pallone d'oro, che negli ultimi giorni è passato al Real Madrid per la cifra record di 94 milioni di euro, è stato a lungo al centro dell'interesse dei tabloid britannici: dai festini a luci rosse nella sua villa, alle rivelazioni di escort deluse per il trattamento loro riservato.

La gaffe più grande però spetta a un altro Ronaldo, l'ex interista ora in forza al Flamengo. Lo scorso anno denunciò un travestito, Luis Ribeiro Albertino, in arte Andreia, per tentata estorsione, spiegando di averlo scambiato per una donna. Se George Best rappresenta la quintessenza del binomio genio-sregolatezza, non è stato certo il primo a far discutere per la sua vita dissoluta. La storia ricorda infatti lo svedese Karl Lennart 'Nacka' Skoglund, che a cavallo tra il 1950 e il 1963 vestì la maglia di Inter, Sampdoria e Palermo, conquistando l'affetto del pubblico grazie a gol e giocate di classe. Dietro a quell'estro, ai due scudetti conquistati e alla finale mondiale persa con il Brasile, si nascondevano però difficoltà legate all'abuso di alcool che neppure un lungo periodo trascorso in una clinica specialistica riuscì a risolvere.

E' l'altra faccia della medaglia, una delle sfaccettature di quella sregolatezza che Diego Armando Maradona, ben prima dell'arrivo a Napoli di Lavezzi, riassumeva così: «Ammetto che mi piace la vita notturna, ma sia chiaro che piace a tutti. Mi riferisco a chi gioca a calcio, perché abbiamo una grande padronanza del nostro corpo e questo fa di noi degli ottimi ballerini. Un paio di uscite serali non possono far male a nessuno, - aggiungeva El Diego - ma non scambierei mai una partita di calcio con una di bagordi«.