19 aprile 2024
Aggiornato 12:00

Balotelli, Lippi: In quei cori non c'era volontà razzista

«Problema è molto minore, cori contro bianchi molto peggio»

ROMA - Il problema del razzismo nel calcio «è molto minore rispetto a come è stato presentato» e «ci sono dei cori nei confronti di calciatori bianchi che sono molto molto peggio di altri cori». A parlare è il commissario tecnico della Nazionale Marcello Lippi, che ha preso posizione su quanto avvenuto sabato sera a Torino nei confronti di Mario Balotelli, preso di mira in modo continuo dai cori razzisti di parte del pubblico della Juventus. «Non è vero che non si riesce ad uscirne - ha detto Lippi a Radio Kiss Kiss - A parer mio questo problema è molto minore rispetto a come è stato presentato. Se il problema fosse puramente razzista, non vedo perché non avrebbero dovuto gridare qualcosa a Muntari o a Vieira, che hanno il colore della pelle esattamente uguale a Balotelli. Evidentemente, ci sono altre cose».

Secondo Lippi, «Torino non è mai stata razzista, ci sono dei cori nei confronti di calciatori bianchi che sono molto molto peggio di altri cori. E` un problema di ignoranza, di cultura, in certe situazioni si vuole offendere qualcuno indipendentemente dal colore della pelle». Lippi ha spiegato ancora la sua opinione sui cori che si sentono in molti stadi (come il 'negro di merda' urlato a più riprese sabato a Torino a Balotelli): «Non credo che ci sia una volontà razzista da parte di chi fa quei cori, ma piuttosto una volontà di offendere qualcuno per vari motivi che si vengono a creare nel contesto della partita», ha spiegato il ct azzurro.

Ieri il presidente dell'Uefa Michel Platini ha annunciato la volontà di sospendere le partite per 10 minuti in caso di episodi di razzismo. «Sono d`accordo con Platini, - ha aggiunto Lippi - bisogna sospendere per dieci minuti una partita per far riflettere, ed eventualmente sospenderla definitivamente in caso di prosecuzione dei cori, credo sia giusto. Occorre seguire le norme della buona educazione e della civiltà. Dentro gli stadi succede ben poco oramai, al di la di quanto accaduto in Juventus-Inter. Bisogna partire dalle scuole, dai bambini, per un processo sano di educazione civica».