13,5 milioni di italiani rinunciano alle cure, ecco perché
Una famiglia su tre rinuncia a curarsi. Tra i fattori principali della fuga, i motivi economici. Quali sono i sistemi sanitari più apprezzati

ROMA – Italiani a rischio salute. Secondo un nuovo rapporto c’è stata una vera e propria fuga dalle cure sanitarie nel 2017, con una famiglia su tre che ha rinunciato a curarsi. Questo quanto emerge dal III rapporto dell’Istituto Demoskopika IPS, Indice di Performance Sanitaria. Nello stesso si riportano quelli che sono i sistemi sanitari più apprezzati, che risultato quelli in Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e Veneto. In quest’ambito, circa 4 italiani su 10 (il 36,7%) dichiarano di essere soddisfatti dei servizi sanitari legati ai diversi aspetti del ricovero: dall’assistenza medica a quella infermieristica e i servizi igienici. Rispetto all’anno precedente c’è stata una crescita del 2,5% nella soddisfazione. Tuttavia, l’Indicatore conferma ancora una volta il divario esistente tra le diverse realtà regionali.
La classifica
Gli italiani che si dicono più soddisfatti dei servizi sanitari sono coloro che vivono in Valle d’Aosta, regione che ha ottenuto il massimo del risultato (100 punti). A ruota il Trentino Alto Adige con 90,8 punti. Seguono a una distanza significativa, Veneto (70,9 punti), Emilia Romagna (66,5 punti), Umbria (64,6 punti), Piemonte (58,5 punti), Liguria (54,4 punti), Friuli Venezia Giulia (45,4 punti), Marche (43 punti), Lazio (34, 7 punti), Toscana (33 punti) e Sardegna (32,5 punti). Tra queste realtà il livello medio di soddisfazione per i servizi ospedalieri oscilla tra il 50% e il 30% − così come rilevato dall’Istat tra coloro che hanno subìto almeno un ricovero nei tre mesi precedenti l’intervista. Fanalini di coda nella graduatoria per il minor livello di soddisfazione si collocano 7 realtà regionali, con una media del 20%: Campania, Abruzzo, Molise, Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata.
Gli italiani che rinunciano alle cure
Quello che tuttavia appare più preoccupante è la rinuncia alle cure. Dal rapporto emerge infatti che nel 2017 ben 13,5 milioni di italiani, pari al 22,3%, hanno rinunciato a curarsi per motivi economici, ma anche per le lunghe liste di attesa, e infine perché non fidandosi del sistema sanitario della regione di residenza, non hanno potuto affrontare i costi, ritenuti troppo esosi, della migrazione sanitaria. Un dato ancora allarmante, nonostante vi sia stata una rilevante contrazione rispetto al 2016 e pari all’11,8%.
Gli otto indicatori
Le rilevazioni condotte dall’Istituto Demoskopika sono state basate su otto indicatori: soddisfazione sui servizi sanitari, mobilità attiva, mobilità passiva, risultato d’esercizio, disagio economico delle famiglie per spese sanitarie out of pocket, spese legali per liti da contenzioso e da sentenze sfavorevoli, costi della politica e speranza di vita.
Le differenze tra le regioni
Ancora una volta, in Italia, emergono differenze sostanziali tra le regioni. Per esempio, è l’Emilia Romagna la regione in testa per efficienza del sistema sanitario italiano, portando via la prima posizione al Piemonte. Al fondo classifica, troviamo Sicilia e Molise, ritenute tra le realtà «più malate» del Paese. In totale sono 6 le realtà territoriali definite «sane», mentre sono 9 le aree «influenzate» e 5 le regioni «malate». Il Piemonte, che era una realtà «sana», precipita di ben 10 posizioni rispetto all’anno precedente, finendo nel calderone dei quelle «influenzate». Per contro, entrano nell’area delle realtà sanitarie d’eccellenza Marche, Veneto, Toscana e Umbria.
Per quanto riguarda il Sud, le migliori performance spettano a Puglia, Abruzzo e Basilicata che migliorano rispetto all’anno precedente, abbandonando l’area dei sistemi sanitari locali più sofferenti. La Calabria abbandona per la prima volta l’ultima posizione, collocandosi subito sopra a Sicilia e Molise.
La conferma del divario
«Lo studio – commenta il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – conferma alcune dicotomie persistenti nell’analisi dei sistemi sanitari locali. Da un lato il permanere di un divario tra Nord e Sud, nonostante qualche miglioramento rilevato in alcune realtà meridionali e, dall’altro, la difficoltà evidente di erogare un’offerta sanitaria appropriata nel rispetto dei vincoli dell’efficienza condizionata dalle risorse scarse disponibili. Non va sottovalutato, inoltre, il recente orientamento della Conferenza delle Regioni di contenere la mobilità sanitaria che potrebbe alimentare il divario esistente tra le diverse offerte sanitarie locali. Ulteriori tagli alla mobilità sanitaria, infatti – prosegue Rio – immolati alla causa della razionalizzazione delle risorse e a interventi di riequilibrio, principalmente in alcune specifiche situazioni territoriali, potrebbero ripercuotersi sul diritto di scelta del luogo di cura, penalizzando fortemente le realtà del Mezzogiorno e minando al cuore il diritto alla salute dei cittadini residenti in quelle aree».
Il dato allarmante
Quello che risulta più allarmante è che nel 2017 una famiglia su tre (il 34,3%) in Italia ha rinunciato a curarsi. Tra i fattori principali figurano i «motivi economici» e le «lunghe liste di attesa» rispettivamente nel 10,9% e nel 9,8% dei casi. E, ancora, l’8,9% del campione intervistato ha dichiarato di non curarsi «in attesa di una risoluzione spontanea del problema» o, addirittura, per «paura delle cure», come nel 2,9% di quanto rilevato. L’impossibilità a occuparsi della propria salute o di quella di qualche suo familiare perché «curarsi fuori costa troppo, non fidandosi del sistema sanitario della regione in cui vive», ha altresì rappresentato un valido deterrente per l’1,6% dei cittadini. Qui spiccano realtà regionali del Sud che arrivano al doppio (3,1%). A fronte di ciò, sono 4 italiani su 10 (36,7%) a sostenere di essere soddisfatti dei servizi sanitari legati ai vari aspetti del ricovero.
I viaggi della speranza
Dall’indagine è emerso anche che nel 2017 sono stati oltre 320mila i cosiddetti «viaggi della speranza» dal Sud verso altre regioni. Un dato che conferma la diffidenza a curarsi nelle proprie realtà regionali. In particolare, con un indice medio di fuga pari al 10,4% come da misura della percentuale dei residenti ricoverati presso strutture sanitarie di altre regioni sul totale dei ricoveri sia intra che extra regionali. Dai dati emerge che il Sud si colloca in fondo per attrattività sanitaria dopo realtà regionali del Centro con un indice di fuga pari all’8,9% e del Nord con il 6,8%.
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