19 aprile 2024
Aggiornato 12:00
Salute, disinformazione e rischi

Bufale online e psicosi digitali, quando il web non aiuta a stare bene

Il proliferare di esperti improvvisati, notizie false o fake news, bufale e chi più ne ha più ne metta, ha fatto del web un vero e proprio campo minato, in cui bisogna avanzare con molta cautela per non incorrere in seri rischi per sé e la propria salute. Un’analisi svela quali sono le maggiori fake e le psicosi collettive

Sul web impazza la disinformazione
Sul web impazza la disinformazione Foto: Shutterstock

ROMA – Internet è sempre più caotica: basta digitare una qualsiasi parola chiave su Google per ritrovarsi con milioni di risultati che possono creare confusione, e anche danni perché non c’è nessuno che controlla se quanto riportato su certi siti o blog sia vero o meno. Ecco pertanto che avventurarsi sul web, oggi, per trovare una risposta a un qualche dubbio o problema di salute diviene altamente rischioso. Per fare il punto della situazione, tra fake news, bufale e psicosi digitale e collettiva, arriva un’indagine BEM Research intitolata ‘Salute online, tra fake news e psicosi collettive’.

La questione vaccini in pole position
La disinformazione che vive e cresce rigogliosa su Internet ha tra i suoi caposaldi la questione vaccini. È infatti in tema di vaccini che l’influenza negativa delle false notizie si fa sentire maggiormente. Osservando l’andamento delle ricerche online su informazioni inerenti gli effetti collaterali dei vaccini si rileva un crescente interesse su questa tematica, interesse che registra dei picchi in occasione di alcuni eventi specifici. Un esempio è quello del novembre 2009, quando il ministro della Sanità del Governo polacco pronunciò un discorso pubblico in cui mise in dubbio l’efficacia dei vaccini antinfluenzali.

Psicosi collettive
Il web dunque può spesso creare dei credo che, altrettanto spesso, non sono fondati su evidenze ma su ‘paranoie’ di pochi di cui poi altri fanno apologia. Si evidenzia così come Internet possa da un lato alimentare la diffidenza verso pratiche sanitarie riconosciute dagli esperti come efficaci, e allo stesso tempo facilitare la diffusione delle psicosi collettive. È il caso, per esempio, della meningite, virus che in Italia ha colpito meno di 3 persone ogni milione di abitanti nel 2016.
«L’interesse sul web per ‘meningite’ e ‘vaccino meningite’ ha avuto un picco proprio nel periodo più recente – sottolinea Mariachiara Marsella, web marketing manager di BEM Research – La regione più interessata da questo fenomeno è la Toscana, che tripla l’interesse degli utenti del Piemonte e doppia quelli del Lazio. È però in Piemonte che l’incidenza dei contagi da meningite è più alta in Italia: 5,9 contagi per ogni milione di abitanti, secondo quello che emerge dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità. La Toscana ne registra 5,6 e il Lazio 5,1».

Perché la Toscana?
A cosa si deve quindi tutto l’interesse della Toscana verso la meningite? Una possibile spiegazione può essere ottenuta osservando la relazione tra il numero di pagine web che hanno trattato notizie sulla meningite riportando nel titolo la regione in cui si è verificata l’infezione. Su un totale di 26mila pagine digitali oltre 5mila hanno infatti riguardato la Toscana. L’altra regione con un’alta copertura di notizie è il Veneto, ma con non meno di 2mila pagine. Proprio l’enfasi data ai casi di meningite dalle notizie apparse online risulta essere fortemente correlata all’interesse degli utenti sul web. Nello specifico è pari al 75% la correlazione tra indice di interesse sul web su base regionale e il numero di pagine che trattano il tema a livello locale, contro una correlazione di meno del 30% tra l’interesse sul web e l’incidenza del numero di contagi.

Il ruolo del web nelle psicosi collettive
«Il web sembra giocare un ruolo rilevante nel diffondere le psicosi collettive – continua Marsella – Un’indicazione al riguardo può essere tratta guardando al rapporto tra il numero di pagine digitali che hanno affrontato casi di meningite e l’incidenza dei contagi. Tale rapporto è massimo nelle regioni del Mezzogiorno: circa 5mila pagine web per ogni caso di meningite in Campania, 1.100 in Puglia, mille in Calabria. Questa evidenza sembrerebbe indicare come faccia più scalpore sul web un caso di meningite al Sud rispetto a un contagio verificatosi nel Centro-Nord d’Italia» conclude Marsella. L’analisi flash ‘Salute online, tra fake news e psicosi collettive’ è disponibile al seguente link.