19 aprile 2024
Aggiornato 10:30
Salute e forma fisica

Rame, il rimedio bruciagrassi

Gli scienziati statunitensi hanno trovato come il rame sia fondamentale per bruciare i grassi. Lo studio che mostra come tenere a bada il peso corporeo o combattere l’obesità

BERKELEY – Il rame, sotto forma di Sale minerale, è un elemento fondamentale per il buon funzionamento dell’organismo. E, oltre a ciò, i ricercatori californiani hanno scoperto che lo stesso rame ha un ruolo di primo piano nel controllo del peso e come vero e proprio ‘bruciagrassi’.

Le molte facce del rame
Il rame ha molte facce, è infatti utilizzato come conduttore elettrico, ma anche nella produzione di particolari pentole da cucina o nell’impianto idraulico e altro ancora. Questo stesso metallo, che è in verità un componente essenziale per la salute, è stato oggetto di uno studio da parte dei ricercatori del Department of Energy’s Lawrence Berkeley National Laboratory (Berkeley Lab) presso l’Università della California a Berkeley. Qui gli scienziati hanno trovato che il rame svolge un ruolo chiave nel metabolismo dei grassi.

Rompe le cellule dei grassi
Il team di ricercatori guidato dal prof. Chris Chang, e composto anche da Lakshmi Krishnamoorthy e Giuseppe Cotruvo, ha esaminato gli effetti del rame sul metabolismo dei grassi, scoprendo che «il rame è essenziale per rompere le cellule di grasso in modo che possano essere utilizzate per l’energia – ha spiegato il prof. Chang – Si comporta come un regolatore. Più rame è presente, più il grasso è ripartito. Noi pensiamo che valga la pena di studiare se un deficit di questa sostanza potrebbe essere collegato a obesità e malattie correlate all’obesità».

Mangiare alimenti ricchi di rame per eliminare il grasso in eccesso
Secondo Chang e colleghi, il rame potrebbe potenzialmente avere un ruolo nel ristabilire un modo naturale per bruciare i grassi. Il rame, in forma biodisponibile lo si trova in alimenti come le ostriche e altri frutti di mare, le verdure a foglia verdi, i funghi, i semi oleosi, le noci, i fagioli e altri legumi. Da questi cibi possiamo dunque ottenere buone quantità di questo Sale minerale che può far perdere i chili di troppo. Le linee guida raccomandano un’assunzione quotidiana di circa 700 microgrammi al giorno, tuttavia le stime indicano che nella popolazione media il rame è in genere carente.

Solo così lo si ottiene
Come per molti altri elementi nutritivi, anche il rame non può essere prodotto dall’organismo, ma deve per forza essere assunto per mezzo di fonti esterne. «Il rame non è qualcosa che il corpo può produrre – sottolinea Chang – quindi abbiamo bisogno ottenerlo attraverso la nostra dieta. La tipica dieta americana, tuttavia, non include molte verdure a foglia verde. Le diete asiatiche, per esempio, hanno più alimenti ricchi di rame». Attenzione però agli integratori di rame, perché un eccesso, ricordano gli autori, può portare a squilibri con altri minerali essenziali, tra cui lo zinco.

Lo studio
Per osservare gli effetti del rame sul metabolismo dei grassi, i ricercatori hanno condotto una serie di test su modello animale affetto dalla malattia di Wilson, una malattia ereditaria che colpisce anche gli esseri umani ed è potenzialmente fatale se non trattata.

  • Approfondimento: La Malattia di Wilson è una patologia genetica trasmessa per via autosomica recessiva. È caratterizzata da un accumulo di rame a livello del fegato e del cervello a causa di un’insufficiente escrezione del metallo. Riconosciuta come Malattia Rara con Decreto Ministeriale n° 279 del 2001, in Italia si ritiene colpisca una persona su 30-1000.00, con un’incidenza maggiore in Sardegna, con un rapporto di circa 1:8.000-9.000. di solito insorge tra i 20 e i 30 anni, ma può colpire a qualsiasi età. La Malattia di Wilson si ritiene causata da una mutazione genetica a carico del gene ATP7B. A oggi sono state riconosciute circa 300 mutazioni.

I risultati
Dai test condotti sui ratti si è trovato che quelli con malattia di Wilson avevano livelli inferiori di lipidi nel fegato, rispetto al gruppo di controllo. Per cui si è proceduto a valutare il perché una maggiore presenza di rame fosse collegata a una minore presenza di accumuli di grasso. Agendo sul processo di rottura delle cellule di grasso per mezzo di un beta antagonista (isoproterenolo) della lipolisi, si è notato che nei topi con la malattia di Wilson si riduceva l’attività di rottura delle cellule lipidiche. I risultati completi dello studio sono stati pubblicati su Nature Chemical Biology.