25 aprile 2024
Aggiornato 13:30
Il cervello dietro agli spuntini notturni

Fame notturna: è colpa del cervello ingrato

Se durante la tarda serata o la notte si tende a mangiare di più, pare che sia perché il cervello non è gratificato allo stesso modo che durante la giornata, nonostante i cibi siano gli stessi

PROVO – A un certo punto della serata viene voglia di una spaghettata, e se ne mangia più di quanto si fa normalmente? Oppure ci si alza dal letto per svaligiare il frigorifero? È colpa del cervello. È lui, infatti, che alla sera pretende di essere più soddisfatto, perché lo stesso cibo che vede durante la giornata non ha più lo stesso effetto sulle aree deputate alla ricompensa. In sostanza, la notte il cervello è un ingrato.

È TUTTA CHIMICA – Tutti i processi vitali, a ben vedere, sono chimica. E così anche le nostre sensazioni, emozioni sono in gran parte guidate dalla chimica. Mangiare agisce allo stesso modo sulla chimicnotta del corpo che del cervello. Se si mangiano cibi poco gratificanti, si va per così dire in crisi d’astinenza da ormoni della gratificazione. E questo è probabilmente ciò che accade quando si prova fame – più fame del normale – durante le ore notturne.

LA SCOPERTA – Gli scienziati statunitensi della Brigham Young University (BYU), coordinati dal prof. Travis Masterson, hanno utilizzato la risonanza magnetica per immagini (MRI) al fine di evidenziare le risposte del cervello ai diversi tipi di cibo: per esempio a quello poco calorico o, al contrario, molto calorico nei diversi momenti della giornata. Le osservazioni hanno rivelato che le persone tendono a un eccesso di consumo durante la notte perché il cibo non è più gratificante, almeno visivamente, in quel momento della giornata. E poiché il cibo «notturno» – anche se identico a quello diurno – non può essere soddisfacente, così si mangia di più per cercare di ottenere la giusta soddisfazione, o gratificazione. Infine, i partecipanti hanno mostrato di essere più preoccupati di cibo assunto durante la notte, anche se la loro fame e livelli di sazietà erano simili ad altri momenti della giornata. Lo studio è stato pubblicato su Brain Imaging and Behavior.