Gli smartphone maniaci mettono da parte la propria intelligenza
Una nuova ricerca sugli effetti della tecnodipendenza rivela che gli assidui utilizzatori di smartphone diventano mentalmente pigri, affidandosi più agli istinti o a Google che alla propria intelligenza.
WATERLOO – Tutti chini sul proprio smartphone. Che sia alla fermata del bus, sulla metro, al bar e perfino a tavola, oggi è più facile vedere qualcuno intento a «tappare» sul proprio device che non conversare con qualcuno. Tempi moderni, si potrebbe dire. Ma, come sappiamo, la cosiddetta tecnodipendenza ha il suo prezzo: problemi di schiena, al collo, all’udito, alla vista… e, ora, pare anche al cervello che negli utilizzatori assidui diventa più pigro.
LE ROTELLE NON GIRANO PIÙ – I ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Waterloo hanno scoperto che gli utilizzatori di smartphone tendono a diventare mentalmente pigri affidandosi più all’istinto, o al motore di ricerca su Internet (tipo Google) quando si tratti di prendere delle decisioni. Dimostrano così di preferire azzardare o delegare piuttosto che usare la propria intelligenza.
COSE RISAPUTE – In base a quanto emerso dallo studio appena pubblicato sulla rivista Computers in Human Behavior, i 660 partecipanti allo studio hanno cercato informazione che in realtà già sapevano o che avrebbero potuto facilmente imparare, se solo fossero stati disposti a sforzarsi un pochino di più. Il dott. Gordon Pennycook e colleghi hanno condotto tre diversi esperimenti, in cui hanno esaminato diversi parametri, tra cui le capacità e lo stile cognitivi: per esempio l’intuito, la capacità di analisi. E anche le capacità verbali e matematiche. Il tutto dopo aver analizzato le abitudini d’uso dello smartphone. I risultati finali hanno rivelato che chi aveva più forti capacità cognitive e una maggiore disponibilità a pensare in modo analitico erano anche coloro che trascorrevano meno tempo utilizzando il loro smartphone.
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