28 agosto 2025
Aggiornato 03:30
L'appello

In Italia è allarme per le protesi francesi difettose

Il presidente dei chirurghi plastici: «Le donne operate dal 2001 a oggi è meglio che si rivolgano a chi le ha operate»

ROMA - Non sono solo le trentamila donne francesi che dal 2001 si sono sottoposte a un intervento di chirurgia plastica per rifarsi il seno a rischio «esplosione» della protesi, ma anche le italiane, perchè le protesi mammarie sotto accusa, le Poly Implant Prothèse, erano importate anche nel nostro Paese. E, senza fare allarmismi, è bene che chi si è operata al seno dal 2001 ad oggi contatti il proprio chirurgo in via cautelativa.

L'allarme è stato dato ieri dall'Afssaps, l'agenzia per la sicurezza sanitaria francese: sembra che le protesi mammarie prodotte negli ultimi nove anni dalla Pip, Poly Implant Prothèse, un'azienda transalpina, non siano a norma. Conterrebbero al loro interno un silicone diverso da quello dichiarato e approvato e inoltre si deteriorebbero in un tempo che è la metà di quello previsto. Con la possibilità di rottura dell'involucro e versamento di silicone non sicuro. Le notizie sono ancora incomplete: sembra che ci sia una inchiesta aperta dalla Procura di Marsiglia ma di sicuro c'è che le protesi Pip sono state ritirate dal mercato, e le autorità sanitarie hanno consigliato alle donne operate dopo il 2001 di contattare il proprio chirurgo.

L'allarme, dalla Francia, sta arrivando anche in Italia, perché le protesi mammarie Poly Implant Prothèse erano importate anche nel nostro Paese. «Alla luce di quello che si è saputo fino a questo momento - spiega Andrea Grisotti, presidente della Sicpre, la società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica - non ci sono certezze di nessun tipo, e aspettiamo dati più sicuri. Nel frattempo, a nome della Sicpre, io consiglio a tutte le pazienti sottoposte a impianto di protesi mammarie negli ultimi nove anni, di rivolgersi al chirurgo che le ha operate e di chiedere tutte le specifiche delle protesi stesse: produttore, tipo, e ogni dettaglio identificativo. E' una cautela per tutte, anche se è improbabile che si rendano necessari provvedimenti urgenti. Le pazienti prendano informazioni sui loro impianti con calma e serenità,mentre a noi chirurghi spetta il compito di chiarire quali problemi questi impianti possano dare».Inoltre, la Sicpre, sta inviando comunicazione a tutti i chirurghi plastici iscritti che dovessero aver utilizzato protesi Pip negli ultimi anni, di contattare le loro pazienti per le opportune verifiche. «Non è il caso di fare allarmismo - aggiunge Grisotti - ma queste sono misure cautelative dovute. Certamente una situazione come questa sarebbe più facilmente gestibile se fosse già in funzione l'anagrafe delle protesi mammarie fortemente voluta dal sottosegretario alla Salute, Francesca Martini»: la legge è stata approvata, ma non ancora attuata.
«Ci auguriamo - conclude - che il regolamento attuativo venga sbloccato al più presto. Se ci fosse già avremmo l'elenco preciso delle protesi applicate e avvertire le pazienti per un controllo sarebbe un'operazione semplice e veloce«-