L’Italia ha i reumatismi. E non lo sa
Più sottovalutati e meno curati dell’influenza. Colpiti 5 milioni e mezzo
I reumatismi stanno mettendo in ginocchio gli italiani specie ora che è arrivato il freddo. Sono infatti la seconda causa di invalidità tra tutte le malattie. Ed il guaio che sono accettati con fatalismo. Quando ci si preoccupa, spesso è tardi. E così sempre più malati, con una sorpresa: sempre più giovani. E sempre più donne. Ma lo sapete che in Italia più del 50 per cento della popolazione soffre, in un momento della propria vita, di una malattia reumatica acuta o cronica? Le malattie reumatiche nel nostro paese sono al secondo posto dopo quelle dell’apparato cardio-circolatorio nella graduatoria delle morbosità. Al primo fra le malattie cronico-degenerative . Un italiano su due soffre di una malattia reumatica cronica o acuta ma tutti, uomini o donne, prima o poi nella vita hanno una forma di reumatismo. Secondo l’OMS «in realtà è impossibile che una persona non soffra mai di alcuna malattia reumatica nell’arco della sua esistenza».
Più di 5 milioni e mezzo di soggetti (un decimo della popolazione) sono affetti da una malattia reumatica: il 60-70 per cento è rappresentato da pazienti adulti e anziani. Reumatismi, comunque è soprattutto donna. «E’ donna – spiega la prof. Lisamaria Bambara – per la relazione che esiste fra la risposta immunitaria e gli ormoni dell’asse ipofisi-gonadica. Ma c’è anche una relazione fra produzione di neurormoni e risposta immunitaria. La donna soffre più dell’uomo, nel suo vissuto, di una malattia reumatica perché vede modificata la propria immagine in quanto a femminilità e il proprio ruolo nell’ambito della famiglia e del lavoro. Pensiamo solo all’invalidità che la costringe a non essere più protagonista in casa. In pratica perde di vista la propria identità, la sicurezza, l’autonomia e cresce il senso di colpa perché si sente inadeguata. E’ importante cercare di prevenire alcune dinamiche psicologiche e limitare i danni invalidanti con interventi fisioterapici, diete, accorgimenti estetici per migliorare l’aspetto fisico. Adesso con i farmaci e le conoscenze disponibili, quasi tutte le malattie reumatiche permettono la gravidanza con alta percentuale di successo e modesti rischi per la mamma e il bambino». Soffermandosi sul rapporto donna malata e partner, i medici affermano che «il partner ha paura soprattutto del futuro e di come si svilupperà la malattia nel tempo. Ha paura di non essere all’altezza nell’aiutare la propria compagna per cui diventa iperprotettivo o fugge. Molte malate perdono il partner nei primi due anni della malattia proprio per questi motivi ma poi di solito riescono a creare un nuovo legame. Questo vuol dire che non è la malattia in sé a minare il rapporto ma le dinamiche che si creano all’interno del nucleo familiare con l’avvento della malattia stessa».
I RITARDI NELLA CURA
Il guaio è che gli italiani accettano i reumatismi come un guaio inevitabile. Quando si curano, spesso è tardi. E così sempre più malati, con una sorpresa: sempre più giovani. E sempre più donne. . «Gli italiani sottovalutano i reumatismi – dice il professor Silvano Adami, Professore Ordinario della Cattedra di Reumatologia dell’Università di Verona – attribuendoli ai guai inevitabili della vecchiaia o addirittura al fatalismo. Perdono tempo anche se notano tumefazioni e arrossamenti e sentono dolore. Solo quando la malattia si è innescata, chiedono aiuto. E pensare che una diagnosi precoce, fatta all’insorgenza dei disturbi, addirittura nelle prime settimane come nel caso dell’artrite reumatoide, apre la strada addirittura alla guarigione con i farmaci biologici che non si trovano in farmacia: ci si cura solo in Centri specializzati. Il problema è che non si fa prevenzione. I giovani fanno un’attività sportiva non programmata e gli anziani, al contrario, non fanno alcuna attività». Insomma non bisognerebbe perdere tempo quando si ha un problema articolare. La diagnosi precoce entro tre mesi dall’esordio dei primi sintomi o addirittura nel caso delle artriti denominate «very early», entro sei settimane, apre la strada a quelle medicine che rappresentano l’ultima frontiera nella lotta alle malattie reumatiche, addirittura una rivoluzione terapeutica. Sono farmaci biologici prescritti da Centri specialistici che vanno usati con molto equilibrio e molta attenzione».
Le malattie reumatiche in Italia
Artrite reumatoide. Tra le malattie del sistema osteomuscolare, l’artrite reumatoide è certamente una delle più invalidanti. L’artrite reumatoide affligge oltre 9,7 milioni di persone nel mondo, 400mila in Italia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede un aumento dell’incidenza dell’artrite reumatoide in Europa nel corso dei prossimi dieci anni, in seguito al processo di invecchiamento della popolazione. L’artrite reumatoide insorge solitamente in soggetti di mezza età, ma colpisce anche bambini e giovani adulti. Secondo le varie statistiche, lo sviluppo dell’artrite reumatoide è circa 2-4 volte più frequente nelle donne, rispetto a quanto riscontrato negli uomini. Ogni mille bambini, uno ha una forma grave. Le forme più gravi colpiscono soprattutto le donne. Nell’artrite reumatoide, per il danno articolare che si realizza, è frequente l’instaurarsi di uno stato di invalidità permanente nel 10 per cento dei pazienti dopo due anni di malattia; nel 30 per cento dopo 5 anni e nel 50 per cento dopo i 10 anni. Il danno può essere tale per cui si realizza una cessazione dell’attività lavorativa dopo 2-3 anni nel 20 per cento dei casi e del 50 per cento dopo i 10 anni. La riduzione della capacità lavorativa è complessivamente del 50 per cento già dopo i 2-3 anni nella casalinghe e nei lavoratori dipendenti.
Spondilite anchilosante. Un’altra patologia reumatica, progressiva e dolorosa, è la spondilite anchilosante che colpisce fino allo 0,5 per cento della popolazione. Nel continente europeo, il tasso di prevalenza della spondilite anchilosante oscilla presumibilmente tra lo 0,2 e l’1 per cento dell’intera popolazione. La malattia è più diffusa tra i soggetti di sesso maschile: infatti, il numero di uomini affetti da tale patologia è quasi tre volte superiore, rispetto a quello delle donne. Tuttavia, la spondilite anchilosante può colpire anche le donne e i bambini; la maggiore parte dei soggetti inizia ad avvertire i sintomi alla fine del primo e del secondo decennio di vita (età media dei pazienti all’esordio della malattia: intorno ai 25 anni). In base alle stime dell’Arthritis Research Campaign, un soggetto su 50 è affetto da psoriasi; di questi, circa un soggetto su 14 sviluppa l’artrite psoriasica. Benché l’artrite psoriasica possa insorgere a qualsiasi età, questa malattia si sviluppa solitamente in soggetti di mezza età, in genere in persone adulte di età compresa tra i 30 e i 50 anni. La malattia colpisce gli uomini e le donne in uguale misura.
Artrosi. Fra le malattie reumatiche quella di più frequente riscontro è l’artrosi che colpisce circa 4 milioni di soggetti pari al 69 per cento del totale dei pazienti reumatici. Mentre prima dei 50-55 anni l’artrosi colpisce prevalentemente gli uomini; dopo i 55-60 anni si riscontra più frequentemente nelle donne. Nelle donne sono interessate sovente le mani, le ginocchia, la colonna cervicale mentre negli uomini prevale l’impegno della colonna vertebrale. Con la stessa frequenza sono colpite le anche nei due sessi. Nelle donne l’artrosi colpisce generalmente un numero maggiore di articolazioni rispetto all’uomo e l’entità del danno è spesso più rilevante.
Osteoporosi. L’osteoporosi è causa ogni anno di 85mila fratture di femore. Più di mezzo milione di persone hanno sofferto di fratture vertebrali osteoporotiche. E’ noto che la frattura di femore, specie nella popolazione anziana, è causa non trascurabile di mortalità e disabilità. In Italia quasi 4 milioni di donne sono affette da osteoporosi e quindi a rischio di frattura di femore, con una prevalenza di oltre il 40 per cento al di sopra dei 60 anni. Le stime ufficiali quantificano in circa 18mila i pazienti che ogni anno diventano disabili in seguito ad una frattura di femore. L’osteoporosi primaria è più frequente nelle donne che negli uomini (anche se è rara prima della menopausa).