Educare le pulsioni
L’uomo supera l’animale in aggressività. Come contenere le pulsioni dominanti
Sono tanti secoli che il progresso umano invoca la libertà. Dagli anni della rivoluzione francese fino ai nostri giorni. Dalla liberté, alla libertà di pensiero e di stampa, passando per il liberismo e per la liberazione sessuale, è tutto un inneggiare a un luogo che intimamente non ci appartiene. Non siamo né liberi, né indipendenti, da un punto di vista pulsionale. Le pulsioni sono forze al limite tra il somatico e lo psichico, spesso in contrasto tra loro.
«Scoperte da Freud, a livello elementare si possono dividere in pulsioni aggressive (distruttive e disgreganti) oppure erotiche (tendenti a unire, produrre e costruire), ma il più delle volte, nelle azioni umane e nei loro effetti sulla vita, si presentano mischiate», come si legge in uno scritto della dottoressa Jacopa Stinchelli sulla necessità di «educare» le pulsioni che ci dominano e rispetto alle quali l’unica libertà che abbiamo è quella di contenerle. Il pericolo è quando la pulsione distruttiva si stacca, diventa autonoma e predominante. Può rivolgersi all’esterno (violenza omicida, premeditata o meno), oppure all’interno (autolesionismo, suicidio). Questo pericolo può essere evitato in un solo modo, «educando» le pulsioni ed educandosi all’ascolto della propria vita pulsionale.
L’educazione al controllo degli sfinteri è il primo passo. A questo segue il contenimento e l’elaborazione dei sentimenti dovuti all’azione della pulsione aggressiva: rabbia, odio, vendetta. Il terzo passo è la sostituzione della parola, della rappresentazione di cosa, ai pugni e agli atti inconsulti. Una rappresentazione sempre più accurata che permette di comprendere, dunque contenere e sublimare ( trasformare in altro) anche i moti aggressivi e distruttivi. Di solito i bambini compiono questi passi fondamentali negli asili d’infanzia, grazie alla supervisione di maestre e pedagoghi vigili e preparati. Non si dimentichi che l’unica cosa in cui l’essere umano è superiore all’animale è l’aggressività. Per compensare questa superiorità, che lo esporrebbe maggiormente all’estinzione, è stato dotato di parola e anche della facoltà di abbigliarsi con orpelli e maschere, cose che appunto lo distinguono dagli animali che non hanno articolazione verbale né necessità di agghindarsi. Nel mondo umano e civile, parola, abito e travestimento possono rappresentare la violenza e le pulsioni aggressive e distruttive, più che agirle.