24 aprile 2024
Aggiornato 15:30
Cura del corpo

La peluria è veramente superflua?

A cosa servono i cinque milioni di peli presenti sul corpo di un adulto

Non c’è uomo o donna che non abbia imprecato contro i peli: i maschi perché devono farsi la barba e le femmine perché sono costrette a ricorre alla ceretta. Tutti costoro sono convinti che la peluria umana è perfettamente inutile, superflua, visto che adesso, a differenza dei nostri antenati cui i peli fungevano da abito, siamo vestiti dai grandi sarti o dai grandi magazzini. Sì, i peli sarebbero il residuo della pelliccia primordiale che difendeva dal freddo impedendo la dispersione del calore corporeo. D’altra parte , a temperature elevate, facilitava la permanenza del sudore sulla pelle, favorendo il raffreddamento cutaneo. Aveva anche una funzione mimetica e proteggeva da urti e da graffi.

Sulle ragioni per le quali ne abbiamo di meno di altri animali dell’orbe terracqueo esistono varie ipotesi. Una delle più curiose sostiene che l’uomo, nella sua fase meno evoluta, fosse una sorta di scimmione acquatico. L’attrito della pelliccia con l’acqua ne avrebbe ostacolato i movimenti e la possibilità di cacciare, tanto che alla fine la pelliccia sarebbe scomparsa come è successo negli altri mammiferi marini, per esempio balene e delfini. Naturalmente questa teoria va presa col beneficio dell’inventario. E’ cosa certa invece che i peli compaiono molto presto: intorno al quarto, quinto mese di gestazione, il feto comincia a ricoprirsi di una lanugine che cade quasi del tutto poco prima della nascita. Il corpo di un adulto, invece, vanta un numero complessivo di 5 milioni di peli di cui centomila sono ubicati sul cuoio capelluto. Risulta che i biondi e i rossi ne abbiano di meno dei bruni. Alcune zone come il palmo della mano e la pianta del piede sono prive di peli. Questa peculiarità che si riscontra anche in altri primati, sarebbe legata alla necessità di mantenere tali zone più sensibili per favorirne le capacità prensili: una mano molto pelosa ha più difficoltà ad afferrare un ramo o un’arma Inoltre è meno abile nel tastare, raccogliere e pulire il cibo.

La cosa curiosa è che le parti del corpo che sembrano più pelose, in realtà non lo sono: prendiamo il volto la cui densità follicolare è maggiore di quella del cuoio capelluto. I peli della faccia sono più sottili, chiari e corti ma provvisti di voluminose ghiandole sebacee perché sono del tipo detto vellus che è presente in tutto il corpo. L’altro tipo di peli è quello «terminale» (barba, pube, ascelle) sono peli grossi ma con una ghiandola sebacea piccola. Bisogna infatti sapere che i peli sono filamenti di cheratina alla cui base si trova il follicolo, associato ad una ghiandola sebacea e il muscolo erettore. Più in profondità si trova la radice e il bulbo: quest’ultimo racchiude le terminazioni nervose. Ogni follicolo pilifero produce in base all’età e quindi alla differente fase ormonale, peli diversi. Nelle zone dove fino alla fine dell’adolescenza si producevano peli del tipo vellus, in seguito si formano peli del tipo terminale.

I peli crescono progressivamente come il resto del corpo per poi ridurre le loro dimensioni: dai 3 ai 12 anni il loro spessore aumenta per poi arrestarsi e assottigliarsi molto lentamente dai 16 ai 50 anni. Col tempo la natura del follicolo può di nuovo modificarsi oltre al fatto che con l’età alcuni follicoli si atrofizzano ed è per questo che le persone anziane sono meno pelose. Infatti la diminuzione dei follicoli è significativa: in media se ne contano 615 per centimetro quadrato tra i 20n e i 30 anni contro 485 fra i 30 e i 50 anni. La peluria è diversa in maschi e femmine perché la crescita e la natura dei peli sono regolate dalla diversa attività ormonale. La vita dei peli che compaiono dopo la pubertà dipende soprattutto dal testosterone, presente in quantità maggiore nell’organismo maschile. Nelle donne invece altri tipi di ormoni (gli estrogeni) impediscono la crescita dei peli sul mento, favorendo invece quella dei capelli. Il motivo profondo del perché questo avvenga è ancora materia di congetture da parte di scienziati e antropologi. In molte specie animali, tra l’altro, la barba è una peculiarità del sesso debole.