19 aprile 2024
Aggiornato 21:30
Il contato. Ci abbracciamo, ci tocchiamo senza sentire realmente questi gesti

Quando l’escalation delle emozioni parte da una stretta di mano

Carenza di contatto: un male della nostra epoca

Ci abbracciamo, ci tocchiamo senza sentire realmente questi gesti.
Ci mancava soltanto la paura dell’influenza suina per accentuare uno dei mali della nostra epoca che sarebbe secondo gli psicoanalisti la carenza di contatto, nonostante che i contatti stabiliti da ciascuno di noi si siano moltiplicati per diverse ragioni anche di ordine tecnologico. Che vuol dire? Vuol dire che mediamente veniamo in rapporto con molte più persone, stringiamo più mani di quante ne stringessero i nostri nonni/nonne, toccandoci, abbracciandoci, ma in realtà lo facciamo spesso distrattamente senza sentire realmente questi gesti.

Prendiamo ad esempio i «baci mondani», quelli che le signore «soffiano» ai ricevimenti l’una sulle guance dell’altra, senza nemmeno sfiorarsi per il timore di rovinare il maquillage. E l’abbraccio bloccato? Quando cioè si evita il petto contro petto e si toglie così il calore ad un gesto che ripiomba nella più ossequiosa formalità. «Siamo riusciti in quest’epoca a togliere il significato affettivo che è legato ad ogni gesto di contatto», affermano gli psicoanalisti. E viene citato l’antropologo Desmond Morris che avendo individuato 13 modi di toccarsi, dalla stretta di mano che è la più formale alla carezza che può esprimere tenerezza o essere un preliminare erotico, ha attribuito a ciascun gesto una spiegazione. Prendiamo la «mano nella mano» che , data ad un bambino, ha un significato protettivo mentre tra innamorati esprime il legame reciproco. Oppure la «mano sulla testa» che sta ad indicare la fiducia incondizionata nel partner in quanto gli si permette di accedere a una delle zone più vulnerabili del corpo.

Tenersi sottobraccio, specie se è lei ad infilare il braccio sotto quello piegato di lui, è una richiesta di protezione ma anche di reciproco possesso. Se poi uno dei due interlocutori guida l’altro appoggiando leggermente una mano sulla schiena del compagno, oppure lo spinge un poco afferrandolo per un braccio o ancora tirandolo per una mano, è un modo non aggressivo per dire: «Sono io che ho il controllo».

Comunque si salvano, in questo impoverimento della gestualità affettiva, le carezze che le mammine in attesa fanno al pancione, cullando così il feto con le mani per poi massaggiare il bebé appena nato. Ci penseranno dunque le donne a salvare il valore del contatto? Del resto sono loro, anche nel rapporto di coppia, ad avvertire l’esigenza dei piccoli gesti di tenerezza. Gli uomini, si sa, sono molto più avari nel dispensare carezze e coccole. E’ notorio che attraverso i piccoli gesti di contatto una persona può lasciare intravedere l’interesse per un’altra: posare una mano su quella dell’altro o sul braccio, sfiorargli una guancia coi polpastrelli, appoggiare un braccio intorno alle spalle: sono i primi gradini della scala delle intimità fisiche destinate spesso alla fatale escalation.

Tenersi per mano è, infatti, il primo vero contatto di coppia, poi il braccio di lui si posa sulle spalle di lei, quindi scende a cingere la vita della donna avvicinandosi alle zone sessuali. Arriva il bacio, il momento eccitante che può portare lui all’erezione e provocare in lei la lubrificazione genitale. Il resto ve lo lasciamo immaginare visto che il contatto via via diventa sempre più totale: pelle contro pelle e può essere il principio della vita.