Napoli: «No alla federazione di centrodestra, farebbe scappare i moderati»
Osvaldo Napoli ha lasciato Forza Italia per aderire al nuovo progetto di Toti e Brugnaro. E, al DiariodelWeb.it, esprime una chiara contrarietà all'unione con la Lega

La proposta di Matteo Salvini di costituire una federazione di centrodestra ha scosso tutta la coalizione. C'è chi si è già chiamato fuori, come Fratelli d'Italia. C'è chi, come Forza Italia, sta alla finestra, non ha ancora deciso, ma non esclude di trasformare l'alleanza in qualcosa di più, come un partito unico. E poi c'è la nuova, neonata componente centrista, quella di Coraggio Italia, fondata da Giovanni Toti e Luigi Brugnaro. Che vuole tenere alta la bandiera dei moderati di fronte ad un campo che appare sempre più a trazione leghista. Il DiariodelWeb.it ne ha parlato con uno dei rappresentanti più in vista di questo nuovo progetto, il deputato ex forzista Osvaldo Napoli.
Onorevole Osvaldo Napoli, Coraggio Italia vuole diventare la famosa quarta gamba moderata della coalizione di centrodestra?
Vogliamo rappresentare una nuova forza di centro moderato, antipopulista, antisovranista, europeista. Quella che oggi non esiste e che tutti auspicano. Partiremo con le nostre gambe per far capire all'elettorato che cosa siamo e che cosa vogliamo rappresentare, anche se i tempi non saranno brevi.
Come vi ponete rispetto alla proposta di una federazione tra Forza Italia e la Lega?
Gli ultimi sondaggi confermano che unire Forza Italia con la Lega non porterebbe alla somma dei consensi dei due partiti. Anzi, farebbe perdere complessivamente quattro punti e mezzo. Un'alleanza ci sta anche bene. Ma noi ci chiediamo: quale sarebbe il traguardo finale? L'alleanza con Le Pen, con Orban, con la destra polacca?
Si rischierebbe di perdere l'elettorato moderato e di consegnare le chiavi a Salvini?
Non ci sono dubbi, e non possiamo accettarlo. Non è unendoci alla Lega che potremo prenderci quell'elettorato che ad oggi non sa che cosa votare.
Un tempo i moderati erano maggioranza nel Paese. Oggi cosa è successo: sono spariti o semplicemente non trovano una rappresentanza?
Bisogna essere sinceri: l'Italia è l'unico Paese in Europa in cui i primi due partiti in termini percentuali, sotto certi aspetti, sono antieuropeisti. Anche se Salvini ultimamente ha cambiato un po' posizione. In tutti gli altri Stati c'è un'alternanza. Quindi ci siamo chiesti come mai lo spazio politico moderato non ci sia. Per questo Brugnaro e Toti hanno lanciato Coraggio Italia.
E se fosse invece la Lega ad ammorbidire le sue posizioni, magari iscrivendosi al Partito popolare europeo, come alcuni auspicano?
Allora dovrebbe essere lei a spiegare qual è la strada che intende compiere. Finora non lo ha fatto. Non si può formare una federazione tanto per formarla, senza avere un percorso chiaro. Se la Lega cambiasse indirizzo ed entrasse nel Ppe, allora cambierebbe il quadro politico nazionale italiano. Ma ad oggi questo non c'è.
Se in effetti la Lega facesse un passo verso di voi, l'idea di una federazione sarebbe più digeribile da parte vostra?
No, la mia è solo un'analisi politica, ma in questo momento a noi la federazione non interessa. Non entriamo nemmeno nel merito. In fase di elezioni siamo pronti ad un'alleanza con il centrodestra unito, ma non a confluire in una federazione né in un partito unico. Non è questo il momento.
Tanto lei quanto altri suoi colleghi che avete aderito a questa nuova forza uscite da una lunga militanza in Forza Italia. Perché avete deciso di lasciare? Per insoddisfazione verso le posizioni prese dal partito, o piuttosto perché quel progetto si è esaurito fisiologicamente con il tempo?
Non si parla male di una casa in cui si è vissuto per tanti anni. Ma è ovvio che, se siamo usciti, è perché mancava quello spirito liberale che inizialmente il presidente Berlusconi ci aveva dato. Oggi Forza Italia si è trasformata in una costola della Lega e questo crea problemi a persone che hanno un indirizzo moderato.
Qualcuno vi ha chiamati traditori.
Io faccio una domanda: i veri traditori non sono forse quelli che hanno portato Fi a passare dal 30 al 6%? Nessuno si è chiesto perché è avvenuta quest'erosione di consensi e di linea politica? Qualcuno ha fatto qualcosa perché non avvenisse? Non c'è minimamente stato alcun dibattito, alcuna spiegazione. A quel punto non è più casa mia.
Voi rimanete comunque leali sostenitori del governo Draghi.
Su questo non ci sono dubbi. Draghi è il nostro punto di riferimento. Gli obiettivi che ci poniamo sono chiari: il fisco, il rinnovamento della pubblica amministrazione, l'eliminazione della burocrazia, la giustizia, i 200 miliardi del Recovery Fund. Non dimentichiamoci che l'Europa ci darà quei soldi man mano che i lavori procederanno: o noi avremo la capacità di usare e investire queste risorse in progetti concreti, oppure non creeremo né occupazione né lavoro.
Che giudizio dà, complessivamente, di questi primi mesi di governo?
Direi ottimo. Basti vedere i risultati dell'aumento del Prodotto interno lordo e delle esportazioni registrati negli ultimi mesi, che ci confermano che la strada è quella giusta. Anzi, probabilmente riusciamo a crescere più velocemente di quanto si pensasse. Però dobbiamo fare molta attenzione a non sbagliare, in particolare su aspetti come quello dei licenziamenti. Che mi pare che il presidente Draghi stia gestendo molto bene, sia rispetto al mondo imprenditoriale che rispetto a quello sindacale.
A lei, che è stato sindaco di Valgioie e di Giaveno per ventisette anni, chiedo che cosa vi abbia convinto che Paolo Damilano sia il giusto candidato per Torino?
Damilano rappresenta un imprenditore di successo, che ha costruito qualcosa nella sua vita. Non appartiene ad alcun partito, ma all'area moderata, come si comprende anche ascoltandolo. Del resto, oggi tutti orientano la loro ricerca non nell'ambito politico, ma in quello civico. E le sue capacità possono essere sfruttate anche nell'amministrazione di una grande città.