19 marzo 2024
Aggiornato 11:00
L'intervista

De Priamo: «Nessun rimprovero a Michetti, ottima la sua campagna elettorale»

Andrea De Priamo, capogruppo uscente di Fratelli d'Italia in Assemblea capitolina, recentemente rieletto, commenta al DiariodelWeb.it l'esito del voto a Roma

Andrea De Priamo, capogruppo uscente di Fratelli d'Italia in Assemblea capitolina
Andrea De Priamo, capogruppo uscente di Fratelli d'Italia in Assemblea capitolina Foto: Facebook

Anche a Roma il ballottaggio delle elezioni amministrative si è rivelato fatale per il candidato del centrodestra: Enrico Michetti ha perso raccogliendo solo il 39,85% dei voti, contro il 60,15% del vincitore Roberto Gualtieri. Come si è arrivati a questo risultato, al termine di una campagna elettorale contraddistinta anche per la durezza della stampa nei confronti di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, il DiariodelWeb.it lo ha chiesto al consigliere Andrea De Priamo, capogruppo uscente di Fratelli d'Italia in Assemblea capitolina e recentemente rieletto.

Consigliere Andrea De Priamo, è più forte l'orgoglio per l'imposizione di Fratelli d'Italia come primo partito a Roma o la delusione per la sconfitta di Enrico Michetti?
C'è dispiacere, perché non siamo riusciti a costruire un'alternativa, una nuova stagione di governo per la rinascita della Capitale. Questo era l'obiettivo principale. Poi, ovviamente, ci sono altri dati soddisfacenti: dal fatto che Fdi è giunta alle spalle della sola lista Calenda, che però non è un vero e proprio partito, alla presenza importante nei vari consigli municipali.

Da più parti si è sottolineato come la scelta di candidati civici e poco conosciuti al grande pubblico non abbia premiato. Con il senno di poi, possiamo dire che Michetti fosse il nome giusto?
I leader del centrodestra, a partire da Giorgia Meloni, hanno già espresso le loro considerazioni rispetto al fatto che puntare in modo generalizzato sui civici non abbia portato ad ottimi risultati. Probabilmente, nelle prossime occasioni, sarà preferibile optare per scelte più identitarie. Tuttavia, io penso che il tema sia stato piuttosto quello di essere arrivati alla candidatura con un certo ritardo e dunque avere dovuto passare molto tempo a far conoscere Michetti. Che comunque, a mio avviso, resta un candidato a cui non possiamo rimproverare nulla, perché ha condotto un'ottima campagna elettorale.

Poteva essere più vincente candidare dei leader di punta. Magari la stessa Meloni, come nella tornata precedente?
La candidatura di Giorgia a sindaco sarebbe stata vincente, ma avrebbe comportato una mole di attacchi nei suoi confronti. Considerate quanti ne ha subiti, da quando Fratelli d'Italia è il primo partito nei sondaggi a livello nazionale. Questo non le avrebbe permesso di concentrarsi sull'obiettivo principale, che resta quello di portarla al governo, o direttamente o comunque in un ruolo centrale. Per questo motivo era una scelta da non fare.

A proposito di attacchi, la campagna di stampa molto accanita a cui Fratelli d'Italia è stata sottoposta, con le continue accuse di fascismo, quanto ha pesato sul voto dei romani?
Gli elementi determinanti sono stati più d'uno, tra cui voglio citare ad esempio l'astensione. Ma questo è uno di quelli. Al secondo turno Michetti ha preso praticamente gli stessi voti del primo. Dunque queste campagne hanno influito perché ci hanno impedito di mobilitare quelle ulteriori fasce di simpatizzanti di centrodestra, che sono rimasti a casa. E d'altro canto, hanno consolidato e chiamato a raccolta gli elettori di centrosinistra contro il presunto pericolo estremista, che ovviamente non aveva nulla a che fare con la nostra proposta politica.

Queste elezioni sono state lette anche come un derby tra i due leader della coalizione, che sembra essere stato vinto dalla Meloni su Salvini.
Credo che Fratelli d'Italia sia stata premiata, non tanto perché a livello nazionale è all'opposizione, ma per la coerenza che ha sempre mantenuto tra ciò che annuncia e ciò che fa. E anche per le sue posizioni sempre propositive e patriottiche, come le abbiamo definite noi. Siamo contenti per la nostra affermazione, ma non godiamo certamente degli eventuali cali di altre forze politiche alleate. Anzi, pensiamo che, nella prospettiva del governo della nazione, sia importante riconquistare l'unità e la consistenza della coalizione. Solo così si può raggiungere quella maggioranza di elettori italiani di centrodestra, una parte dei quali evidentemente in queste amministrative non è andata a votare.

Che riflessioni deve fare tutta la classe politica di fronte a questa astensione così marcata?
Da un lato il fenomeno della cronicizzazione di un certo astensionismo riguarda, purtroppo, tutto l'Occidente. Dall'altro, per quanto riguarda la specificità italiana, penso che una parte di cittadini si siano allontanati a seguito del tramonto della stagione dell'antipolitica. Hanno creduto nella possibilità di rottamare la vecchia politica, hanno dedotto che chi doveva farlo si è dimostrato forse anche peggio dei partiti tradizionali e quindi oggi non trovano più alcun interesse nella partita elettorale. Il compito di tutta la politica è quello di creare una nuova stagione di centralità e di riavvicinamento dei cittadini. Dal nostro punto di vista, nella metà campo che ci appartiene, quella del centrodestra. Ma anche chi ha vinto, pur essendo comprensibile che festeggi, dovrebbe porsi questo serio problema di rapporto con gli italiani.

Che futuro attende Roma dopo il ritorno del centrosinistra al governo e che ruolo giocherete voi dall'opposizione?
Siamo preoccupati, perché il ritorno del centrosinistra è il ritorno di apparati di potere che hanno consistentemente contribuito alle problematiche strutturali della Capitale. Su alcuni temi di carattere valoriale siamo sideralmente distanti da loro: penso alla contiguità con i centri sociali, su cui a livello mediatico si è parlato molto poco. Con Gualtieri sono stati eletti almeno tre esponenti di quel mondo e vedremo se ce ne sarà uno anche in Giunta. Però abbiamo già espresso la volontà di collaborare con la nuova Amministrazione, se ci sarà la disponibilità a farlo, sui temi di interesse della città, dove potremo trovare dei punti di congiunzione. L'utilizzo dei fondi del Pnrr per creare una nuova stagione di sostenibilità, ad esempio, ma anche Expo: su questi aspetti una maggioranza lungimirante deve confrontarsi con l'opposizione. Diversamente da quanto, purtroppo, ha fatto la Raggi.