24 aprile 2024
Aggiornato 11:00
Maltempo

La «villetta della morte» di Casteldaccia doveva essere demolita, ma i proprietari si erano opposti e il comune non aveva i soldi

Il Tar spiega che non è mai stata sospesa l'ordinanza di demolizione, ma il sindaco si difende: «Non avevamo i soldi»

La villa dove nove persone, tra cui donne e bambini, sono morti a causa dell'esondazione del fiume Milicia in contrada Cavallaro a Casteldaccia (Palermo)
La villa dove nove persone, tra cui donne e bambini, sono morti a causa dell'esondazione del fiume Milicia in contrada Cavallaro a Casteldaccia (Palermo) Foto: Mike Palazzotto | ANSA ANSA

PALERMO - Il Consiglio di Stato e della Giustizia Amministrativa ha precisato in una nota che il Tar Sicilia-Palermo non ha mai sospeso l'ordinanza di demolizione del sindaco della casa di contrada Cavallaro a Casteldaccia travolta dall'esondazione del fiume Milicia dove sono morte 9 persone, tra cui bambini, «né può sostenersi che la semplice presentazione di ricorso sia di per sé sufficiente a bloccare l'efficacia dell'ordine di demolizione». In ogni caso, nel 2011 il giudizio al Tar si è concluso e l'ordinanza di demolizione del sindaco non è stata annullata, né il Comune si è mai costituito in giudizio. Quindi - continua la precisazione del Consiglio di Stato - in questi anni l'ordinanza di demolizione poteva, e doveva, essere eseguita. «Ogni altra ricostruzione dei fatti, in merito a questa tragedia in cui hanno perso la vita 9 persone, è falsa e volta a delegittimare l'Istituzione della giustizia amministrativa», conclude la nota.

La replica del sindaco: «Non abbiamo i soldi»
Un attacco durissimo, senza sconti, a cui tuttavia il sindaco del paese Giovanni Di Giacinto a Rtl 102.5 ribatte in modo tagliente spiegando che nel 2008 aveva emesso un'ordinanza di demolizione dell'abitazione abusiva a Casteldaccia, contro cui però i proprietari dell'immobile avevano fatto ricorso al Tar e per cui il Comune non aveva fatto ricorso a sua volta, entro un anno, «perché farlo costava 5 mila euro e noi non ce lo potevamo permettere. Non abbiamo quelle risorse, ci sono decine di ricorsi ai quali dovremmo opporci e non abbiamo risorse per poterlo fare». Questo, ha spiegato ancora Di Giacinto, ha fatto sì che il ricorso sia decaduto perché la parte ricorrente, cioè il Comune di Casteldaccia, non ha chiesto la fissazione dell'udienza.

«Siamo un comune in dissesto, non possiamo intervenire»
«Adesso sto verificando se avevamo avuto una notifica della perenzione, cioè della decadenza del procedimento amministrativo. Io non mi tiro fuori dalle responsabilità, è chiaro che la mia amministrazione ha fatto nel tempo quello che poteva, con le risorse limitate che ha» si difende il sindaco. «Oggi noi siamo un comune in dissesto, non possiamo intervenire, oltre all'ordinario, nella straordinarietà. Ci sto mettendo la faccia di nuovo - ha continuato - perché non deve passare che il mio paese è paese di abusivi. Sto acclarando le situazioni simili. Ora ho chiesto al presidente della Regione Sicilia di darmi le risorse che ci servono per abbattere quello che si deve abbattere, purtroppo in Italia se non accade la tragedia non si agisce». Infine, il sindaco ha dedicato un ricordo alle famiglie colpite dalla tragedia e ha concluso: «E' giusto pensare a voler fare in modo che non si verifichino nuovamente tragedie di questo tipo, ma vorrei dire anche che in questa situazione c'è anche una parte di dolore. Ci sono famiglie scomparse, è giusto pensare anche a loro».